Il ritratto dell’anima dell’Illuminismo scientifico partenopeo
di Sabatino Fatigati
Scrigno di multiforme Bellezza d’uomo e di Natura, la Campania è anche terra di grandi menti scientifiche, che con i loro studi e le loro scoperte ne accrescono la preziosità unica e senza eguali nel mondo. Ne è ben consapevole Terre di Campania, che ormai da anni conferisce l’omonimo premio, dedicato a personalità di spicco nei campi d’arte, musica, letteratura, spettacolo, impresa, turismo, sociale, enogastronomia, anche ai figli scienziati di questa nostra Terra d’eccellenze.
La Campania è stata la terra di adozione di una personalità scientifica tra le più rappresentative del secondo Settecento napoletano, anima stessa dell’Illuminismo scientifico partenopeo, meritevole di riscoperta e grande valorizzazione: Giuseppe Saverio Poli, molfettese d’origine, napoletano d’adozione, un uomo poliedrico e assai influente, in cui s’incarnano una serie di figure specializzate sorte in campo scientifico nel XVIII secolo: divulgatori, mediatori, insegnanti, trattatisti, scienziati eclettici, manager e costruttori di strumenti.
Va riconosciuto a Poli il merito di aver contribuito grandemente alla diffusione, nella nostra penisola, di una mentalità scientifica di impostazione galileo-newtoniana e, con essa, del sapere scientifico anche d’avanguardia, consentendo in particolare al Regno di Napoli di conquistare alte vette di progresso scientifico e tecnologico, trovando posto tra le grandi potenze dell’Europa del tempo: Francia e Regno Unito.
Uomo di scienza e di lettere, a seguito di una solida formazione medica universitaria, si dedica abbondantemente alla Fisica e alle altre scienze dure, portando avanti con approccio sperimentalista una serie di studi nei campi dell’elettrostatica, del magnetismo medico, della geologia e delle scienze naturali, in cui è grandemente apprezzato per avervi importato il rigore del metodo scientifico, dono di Galileo alla posterità (che, a dire il vero, egli impiega persino nello studio della storia), nonché riconosciuto come il verus fundator della malacologia, per via dei suoi studi sui molluschi del mare nostrum, che portano al suo trattato Testacea Utriusque Siciliae, sulla biochimica e la fisiologia di questi animali.
Viaggiatore per l’Italia e l’Europa, visitatore di corti, accademie ed istituti, distinguendosi e arricchendosi a contatto con grandi menti scientifiche e costruttori di strumenti, di Poli va ricordata anche l’appassionata missione educativa, accanto alle attività di studio, ricerca, gestione di enti educativi e riforma dell’Educazione ed Istruzione Pubblica del Regno di Napoli, valorizzazione del territorio e sovrintendenza ad opere di restauro: famoso per gli Elementi di fisica sperimentale, manuale di Fisica più in voga in Italia fino all’800, finito tra le mani dello stesso Alessandro Volta e Giacomo Leopardi, Giuseppe Saverio Poli ha positivamente segnato con le sue lezioni generazioni di studenti, consentendo loro di cogliere la Fisica nella quotidianità, col supporto di modellini ed esperimenti ad hoc per le sue spiegazioni.
Tra i modellini, una piccola macchina a vapore procurata durante un soggiorno in Inghilterra, patria di questa grande invenzione, sebbene la scoperta del suo principio di funzionamento è del napoletano Giovambattista Della Porta, vissuto tra il XVI ed il XVII secolo. Proprio collaborando con James Watt, ideatore di una macchina a vapore alternativa e più efficiente della precedente di Thomas Newcomen, Giuseppe Saverio Poli progetta una macchina a vapore per l’irrigazione dei campi della Reale tenuta di Carditello del re Ferdinando IV di Borbone, incuriosito dalla nuova invenzione e presto emulato da altri sovrani europei: un’impresa fisica, ingegneristica, manageriale e di marketing assieme, ad ennesima riprova della grandezza di un uomo che ha notevolmente valorizzato la nostra terra.