Ieri, presso gli spazi all’aperto del Centro Europeo di Studi di Nisida, si è svolta la sesta edizione del Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti: premiati gli alfieri di una Napoli che combatte criminalità, diseguaglianze sociali, illegalità e corruzione.
Ieri sera è andata in scena la sesta edizione del Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti organizzato dall’Associazione Jonathan e dal gruppo di imprese sociali Gesco negli spazi all’aperto del Centro Europeo di Studi di Nisida.
Chi fu Amato Lamberti?
“Con la camorra non ci si siede a parlare, non è possibile discutere. Mi rifiuto di legittimare politicamente la camorra”
Una celebre frase di Amato Lamberti, sociologo e studioso, originario del Piemonte ha vissuto a Salerno dall’età di 15 anni. È stato docente di Sociologia della devianza e della criminalità presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel dipartimento è presente un aula dedicata a lui. Fondatore e direttore dell’Osservatorio sulla Camorra della Fondazione Colasanto, la sua fervente passione politica lo rese uno dei maggiori esponenti dei Verdi in Campania conquistandosi prima il ruolo di assessore della Normalità e nel 1995, fino al 2004, la presidenza della Provincia di Napoli. Viene a mancare nel 2012, in seguito ad una malattia. Noto per la redazione di diversi saggi, libri e ricerche sulla criminalità organizzata, viene celebrato dai colleghi, nei molteplici ambiti, per le lotte contro l’infiltrazione camorristica. Combatté anche per la tutela dell’ambiente, dando vita a commissioni per denunciare le terre inquinate in un tempo in cui asserire di “terra dei fuochi” era pura immaginazione.
La camorra è un fenomeno sociale. Le organizzazioni camorristiche vanno concepite alla stregua di manifestazioni organizzative e territoriali. Un comportamento collettivo, in quanto diverse condotte, anche inconsce, possono aumentarne la portata. Diviene così una vera e propria società fondata su ideologie e valori aderiti e partecipati. Contro una tale istituzione, l’azione repressiva di magistrati e polizia, secondo Amato Lamberti, non basta. Occorrerebbe investire in politiche sociali in grado di valorizzare il territorio. “solo i giovani possono dare nuova voce alla voglia di legalità delle nostre terre“, ed è proprio sulle nuove generazioni che dovremmo cominciare a puntare per concepire realtà nuove pregne di senso della responsabilità e ordine civico.
La serata
Un faro nella notte, il segnale di una Napoli viva, una Napoli che combatte, e, prendendo a prestito le parole del filosofo e saggista Isaia Sales, un gioco di equilibri tra bene e male, tra chi vive nell’illegalità e chi la contrasta, tra i cancri irreversibili di questa città e chi dà la propria anima per sanarli e trarne nuova vita, perché, come suggeritoci da Alessandro Siani, Napoli non è solo Gomorra, Napoli è anche amore, umanità, opportunità, accoglienza, Napoli è anche Benvenuti al Sud.
Lo spazio. Il tutto in una scenografia quanto mai ideale, e non solo per il tramonto straordinario di cui abbiamo goduto da quella irripetibile cartolina sul golfo di Pozzuoli, non solo per le bellezze che brillavano nel crepuscolo e poi nella piacevole serata, non solo perché innanzi ai nostri occhi si mostrassero in tutto il loro fascino i Campi Flegrei, Miseno, Procida, Ischia; a pochi passi da noi il carcere minorile, luogo per eccellenza della responsabilità sociale (e locale), un luogo dove il miglior modo per combattere l’altra metà di questo crudele e plurisecolare gioco delle parti partenopeo è quello di prendersi cura dei “figli del nemico” dove dare luce, dove donare e costruire insieme una seconda opportunità, concedere una possibilità a questi ospiti che forse ne hanno avute poche, o, molto più verosimilmente, nessuna.
Il tempo. Lo spazio, ma anche il tempo. Sono giorni carichi di commozione e intensità per Napoli. Parlando di responsabilità sociale menzione speciale e d’obbligo va a Giancarlo Siani, che il 19 settembre avrebbe compiuto 60 anni. Un premio andrebbe, mai come quest’anno, anche a lui. Un giornalista che ha perso la vita perché volle fare il giornalista giornalista, ma decise di farlo in un paese per giornalisti impiegati. La prima è una categoria così ristretta, così povera, così “abusiva”, senza prospettiva di carriera, che non fa notizia, soprattutto oggi. La seconda, asservita al potere dominante, è il giornalismo carrieristico, quello dello scoop e del gossip, quello dell’esaltazione del mostro e della sua redenzione.
Leggi il nostro articolo su Giancarlo Siani.
Napoli è viva, Napoli combatte, si ribella a uno stato di cose che stato non dovrebbe, anzi, non dev’essere. Lo fa con i suoi alfieri premiati e interpellati nella serata di ieri, ma anche con i tanti gregari e pedoni che, quotidianamente e talvolta dietro le quinte, s’immolano per il bene della nostra patria.
Tanti i premi e altrettanti gli ospiti. Sono intervenuti nel corso della cerimonia di premiazione tra gli altri il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, il presidente del Premio Napoli Domenico Ciruzzi, il direttore dell’IPM di Nisida Gianluca Guida e la moglie di Amato Lamberti, Roselena Lamberti.
Tra i premiati: Renzo Arbore che, assente per via di un concerto, ha salutato il pubblico con un videomessaggio a cura del direttore di Rai Italia Marco Giudici (che ha ritirato per conto del musicista e showman un premio speciale); Alessandro Siani, che ha ricevuto il Premio dell’edizione 2019; l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, il direttore editoriale della casa editrice Marotta&Cafiero Rosario Esposito La Rossa, la presidentessa della Fondazione Donnaregina Laura Valente, la giornalista Franca Leosini, il direttore Alessio Falconio di Radio Radicale per l’instancabile lavoro di informazione politica, a Isaia Sales la menzione speciale dedicata al magistrato Paolo Giannino, il premio alla cultura per l’Archivio Fotografico Parisio di Napoli, al fotoreporter Ciro Fusco, per il suo grande impegno accanto ai ragazzi più disagiati, il premio Napoli Città Solidale, un premio alla memoria dello psichiatra e scrittore Mario Petrella alla moglie Paola Rescigno.
Abbiamo il coraggio di rompere il meccanismo del silenzio? Io non ci sto, non accetto di vivere in una regione dove esiste la camorra. Non si vince accontentandosi delle apparenze, si vince adoperandosi affinché il benessere non sia il dipinto mediatico dei bei panorami delle cartoline italiane, si vince scendendo in campo dove il panorama è quello più buio, dei vicoli, quello dei quartieri della droga, quello della corruzione, quello dove il benessere è contaminato dai tanti che dicono “abbiamo vinto!
Dieci, cento, mille Amato Lamberti.
Napoli vive, Napoli lotta, Napoli ride, Napoli piange, Napoli è nella luce, Napoli è nel buio, Napoli di giorno, Napoli di notte. Napoli non è solo Gomorra, Napoli è anche amore, umanità, opportunità, accoglienza, Napoli è anche Benvenuti al Sud. Napoli sono io, Napoli sei tu, Napoli siamo noi.
Ad Amato Lamberti e a Giancarlo Siani.