A Nola va in scena una delle primissime rappresaglie avvenute in Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. L’uccisione di un militare tedesco è quanto basta per scatenare una vera e propria carneficina.

Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso. (H. Arendt)

La Storia custodisce episodi di cui troppo spesso ignoriamo l’esistenza. Armadi che nascondono panni sporchi, panni di cui vergognarci o le cui insanguinate macchie riaprono ferite non del tutto rimarginate. Ma per comprendere il nostro tempo, per porsi con coscienza di fronte al proseguire e all’avanzare della Storia, per non fuggire la realtà occorre aprire gli occhi, spalancare gli armadi, è fondamentale rivivere e ricordare.

A Nola non si dimentica, a Nola la Storia è una narrazione ininterrotta. L’antica e celebre città campana, tra i tanti primati d’eccellenza e di grandezza storica, ne conta uno più dannatamente triste ma altrettanto, se non ancora, più importante.

È il 1943, l’Italia fascista è nel vivo del secondo conflitto mondiale, ma le cose per i regnanti, per il governo e per il popolo non vanno così bene. L’impreparazione italiana all’appuntamento bellico si palesa fin da subito con i fallimenti e le disfatte militari in Grecia, Nord Africa, e finanche, poche ore dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, contro una Francia allo scompiglio dopo l’invasione nazista. Dopo lo sbarco in Sicilia dell’esercito Alleato (9-10 luglio), il 25 luglio il regime crolla. Mussolini, dopo aver perso il consenso e la fiducia del Re e di parte dei maggiori capi fascisti, come Bottai, Grandi e Ciano, viene prima esautorato del suo potere e poi fatto arrestare e condotto in un carcere segreto sul Gran Sasso. L’8 settembre all’annuncio dell’armistizio con gli Alleati, segue il disfacimento dell’esercito italiano e l’occupazione nazista della penisola. Con la disgregazione delle superstiti forze armate italiane, comincia anche l’occupazione tedesca della capitale, abbandonata dal re e dal governo che riparano così a Brindisi, dando vita al Regno del Sud e prendendo contatti con gli Alleati, al fianco dei quali, il 13 ottobre, entrano in guerra contro il Reich, mentre a Salò s’istituisce sotto il controllo tedesco il governo della Repubblica Sociale Italiana.

A Nola va in scena una delle primissime rappresaglie avvenute in Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. L’uccisione di un militare tedesco è quanto basta per scatenare una vera e propria carneficina.

Queste alcune coordinate: a Nola era presente un distretto militare presso la Reggia Orsini, ed erano di stanza le truppe del 12° reggimento di artiglieria. Dopo lo sbarco dell’esercito Alleato a Salerno, il 9 settembre, l’armata tedesca del generale feldmaresciallo Kesserling, noto e tutto sommato impunito  criminale di guerra, decise di convogliare le forze verso il nolano, in modo da organizzare al meglio la difesa.
Il 10 settembre due soldati tedeschi alla guida di una motocicletta tentarono di disarmare i loro colleghi ed ex alleati italiani, ma il rifiuto secco di quest’ultimi fu la miccia che accese il fuoco tedesco. Ma gli italiani, con il supporto di alcuni civili, risposero con la stessa moneta. Un tedesco venne ucciso, l’altro catturato. Sul campo caddero anche un civile, Giuseppe De Luca, e l’artigliere Domenico Russo.
Venne così mandata una delegazione italiana presso le truppe naziste di stanza a Nola, ma, nonostante quegli uomini fossero disarmati e sventolassero vessillo bianco, i tedeschi non esitarono ad aprire il fuoco: il milite italiano Aldo Carelli rimase ferito a morte dai loro proiettili.
Il giorno seguente, l’11 settembre 1943, divenne una data ben impressa nella memoria collettiva della città di Nola. La divisione fallschirmpanzer division 1 “Hermann Goring” giunse nella piazza antistante la caserma locale, e, sebbene l’ostinata resistenza, le truppe furono disarmate. Furono fucilati sommariamente undici ufficiali, un soldato semplice e un giovane studente nolano. Gli altri furono internati in un campo nei pressi di Telese. Giorni dopo fu giustiziato anche Gaetano Santaniello che pare avesse compiuto il sabotaggio della linea ferrata.

AI corpi delle vittime venne data una misera e infamante  sepoltura presso una latrina e la fognatura della stessa, proprio a ridosso della caserma.  I cittadini nolani sanarono questo ignobile gesto: donarono una sepoltura momentanea nelle cappelle gentilizie di alcune famiglie locali, in attesa della fine della guerra. Le vittime di questa tremenda strage provenivano da ogni parte di Italia il lutto e il dolore erano condizioni comuni al nord quanto al sud, passando per centro e isole

Il 1°ottobre i cittadini di Nola si presero una piccola rivincita: impadronitisi delle munizioni stipate nella caserma dei carabinieri, spararono sui tedeschi in ritirata nel clima di fuga generale che stava caratterizzando quei frenetici giorni. Napoli si era appena liberata del giogo nazista, in seguito alle eroiche Quattro Giornate (27 settembre-30 settembre).

Se fossi religioso, direi che è venuta l’apocalisse. Siccome non sono religioso, mi limito a dire che sono venuti i nazisti, il che, forse, è la stessa cosa. (A. Moravia)

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