Nerium Park al Teatro Nuovo di Napoli: Mercoledì 6 marzo 2019. Il palcoscenico di via Montecalvario ospiterà la prima produzione autonoma del Nuovo Teatro Sanità di Napoli, che porta in scena il testo del pluripremiato autore catalano
Dopo aver debuttato in prima nazionale al Teatro di Rifredi di Firenze, arriverà al Teatro Nuovo di Napoli, mercoledì 6 marzo 2019 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 10), Nerium Park, testo del catalano Joseph Maria Miró, pluripremiato autore di fama internazionale, nella traduzione di Angelo Savelli, per la regia di Mario Gelardi.
Spettacolo acclamato in tutto il mondo, da Buenos Aires ad Avignone, Nerium Park è la prima produzione autonoma del Nuovo Teatro Sanità, un thriller nero che s’insinua nella vita di una coppia in crisi, interpretata da Chiara Baffi e Alessandro Palladino.
Il titolo dell’opera richiama l’ambientazione della storia, che muove in uno dei tanti complessi abitativi appena fuori città, circondati, spesso, da alti oleandri, nome comune del Nerium Oleander. Qui, la giovane coppia, Bruno e Marta, decide di acquistare, con mutuo trentennale, un prestigioso appartamento di nuova costruzione: un’oasi di felicità immersa tra i nerium, un arbusto con foglie sempreverdi lisce e larghe, che produce fiori rosa o bianchi molto abbondanti e aromatici.
Col passare dei mesi, però, i due si accorgono di essere gli unici abitanti del parco, nascosto all’ombra di quel fiore, che ora non sembra più così incantevole, ma quasi ossessivo. Lo spettacolo attraversa dodici mesi della loro vita, in cui i due non hanno modo di liberarsi di quella casa, cui più nessuno ambisce.
Ho lavorato sull’attesa – spiega il regista Mario Gelardi – che la vita cambi, che la persona amata torni a casa, l’attesa di un lavoro e sull’attesa regina: quella di un figlio. Dodici mesi e dodici inizi, come quadri e spaccati di vita, in un ambiente che, da elegantemente essenziale, diventa freddo e ostile, man mano che i suoi abitanti perdono l’amore. Ho cercato di trasporre in scena la progressiva perdita d’intimità, che corrisponde a un affondo sempre più diretto del pubblico nella vita privata della coppia.
A rendere più complicato la situazione contribuiscono il licenziamento di Bruno e l’irruzione di una strana presenza che alberga nel caseggiato abbandonato, come una sorta di fantasma della coscienza. Lo strano individuo ossessiona la vita della coppia, generando, tra loro, profondi contrasti emotivi, e trasformando quel che sembrava una storia d’amore, allietata anche dalla notizia dell’arrivo di un figlio, in un crescendo di tensioni e suspense.
L’opera di Miró rivela, in tutta la sua forza, quanto si cela dietro la cortina fiorita del perbenismo di questi anni, caratterizzati da un profondo distacco umano in ambito professionale e, di riflesso, nei rapporti personali, quasi a congelarli.
Bruno e Marta hanno tutto per essere felici, ma il mondo intorno a loro, improvvisamente, si rabbuia, e la loro vita, come infestata da quella strana presenza, disvela, in realtà, le loro assenze di empatia, etica e lucidità.