Approvato il progetto «Chiese aperte», un’idea che intende potenziare e definire ulteriormente la fruizione dei «beni culturali ecclesiastici»
Nella giornata di martedì, il sindaco napoletano Luigi de Magistris ha approvato una provvedimento per l‘attuazione, all’interno del territorio metropolitano, del progetto «Chiese Aperte». Un’iniziativa che va a collocarsi nell’ambito della programmazione strategica intrapresa dall’Ente e nel in linea con le azioni di lancio culturale ad essa collegate, un’idea volta a sostenere lo sviluppo locale tramite la valorizzazione dei beni culturali. Un concept che mira a consolidare l’offerta culturale e turistica del territorio, mettendo sul piatto il “menù” culturale dell’area metropolitana, ed attivando, in una sorta di effetto domino, movenze e reazioni benevole per lo sviluppo economico e sociale.
La conoscenza del patrimonio esistente a Napoli è di pochi privilegiati in quanto «il napoletano che cammina», come diceva Gino Doria, di solito non si rende conto di ciò che vede. Quanto alle amministrazioni cittadine che si son succedute, sono state accomunate dal disinteresse per questo patrimonio, che col tempo va sempre più in rovina. (Vittorio Gleijeses, Chiese e Palazzi della città di Napoli, Napoli, Società Editrice Napoletana, 1978)
Sono passati diversi anni, ma a prescindere da qualsivoglia corrente o posizione, il vento è decisamente cambiato, e ora è arrivata una ulteriore possibilità per il napoletano di camminare, ma anche di soffermarsi, ragionare, conoscere, accrescere e far esperienza di cultura, storia, arte.
Nella fattispecie il progetto «Chiese aperte» intende potenziare e definire ulteriormente la fruizione dei «beni culturali ecclesiastici»: l’apertura delle chiese in orari ampliati rispetto ai tradizionali e liturgici e l’allestimento di eventi culturali rivolti sia ad una platea ad hoc sia a un flusso di ospiti più vario sembrerebbe una soluzione davvero efficace. Il brulicare di chiese sparse sul suolo partenopeo assume il valore di «bene culturale» per l’enorme pregio delle strutture architettoniche, le quali vantano al loro interno dipinti, affreschi, statue, arredi, organi ed apparati liturgici che spesso rappresentano assoluti capolavori d’arte. Il patrimonio ecclesiastico, del resto, vale a dire una notevole occasione di crescita locale, in termini economici e sociali, allorché siano determinate distinte azioni di valorizzazione in grado di accrescerne l’appeal turistico, incoraggiando così il progresso del territorio. Profili di collaborazione e i vicendevoli impegni tra Diocesi, Chiese e Città Metropolitana, per la concretizzazione del progetto, saranno sanciti in un opportuno Protocollo d’intesa: le Diocesi s’impegneranno ad acconsentire le visite a scopo turistico delle chiese e il conseguimento di eventi destinati, purché sia rispettata la sacralità dei luoghi senza ostacolare le ritualità religiose, mentre la Città Metropolitana di Napoli assicurerà il presidio delle chiese grazie alla presenza di personale qualificato per le operazioni di front-office (accoglienza e accompagnamento dei visitatori), per quelle di sorveglianza dei beni artistici e per ogni altra attività indirizzata alla salvaguardia del decoro dei luoghi inclusi i piccole incarichi di pulizia e sistemazione.
Prendendole come buon auspicio, lasciamoci con le parole di Vittorio Gleijeses, il quale chiude così la prefazione al volume Chiese e Palazzi della città di Napoli:
Mi auguro che questo lavoro riesca ad incontrare il favore, per me sempre lusinghiero, di coloro che amano Napoli e s’interessano delle bellezze monumentali di cui Napoli è ricca; allo stesso tempo mi auguro che i napoletani si decidano a conoscere e ad apprezzare il loro patrimonio artistico che rappresenta il risvolto di quella cultura napoletana della quale tanto si sbandiera a dritta e a manca, e solo a scopo personalistico.