Conosciamo meglio l’accattivante narratrice della storia di Costì, L’UOMO CHE ATTRAVERSÓ TRE SECOLI.

di Maddalena Venuso

 

La lettura di L’UOMO CHE ATTRAVERSÓ TRE SECOLI, edito da Libreria Dante & Descartes, trasporta in un mondo apparentemente distante nel tempo, eppure vicino al cuore di chi legge e sa interpretare i mutamenti della società conservando intatti valori eterni e riempendoli di significato. Abbiamo intervistato l’autrice, perché si impara sempre qualcosa da chi è capace di trovare le parole per narrare storie di uomini e donne dentro la Storia.

  1. Chi è Emma de Franciscis? Come nasce la vocazione per la scrittura?

«Anche per chi, come me, scrive e dunque ha dimestichezza con le parole, non è sempre facile descriversi. Sono una donna di 54 anni, vivo a Napoli, lavoro come architetto, sono mamma, mi piace scrivere, leggere, disegnare, viaggiare, preferisco la montagna al mare, non mi piace stare con le mani in mano.  Per questo quando mi viene chiesto: “Ma come fai a scrivere? Dove trovi il tempo?” Io rispondo che il tempo c’è sempre per fare ciò che piace, basta non sprecarlo. La scrittura è un segmento della giornata che ritaglio solo per me: quando una storia inizia a prendere forma, e i personaggi si definiscono nel carattere, non vedo l’ora di dare loro voce e vita, e nel tempo che dedico a scrivere, poco o molto che sia, mi astraggo da ciò che accade intorno a me.»

  1. L’Uomo che attraversò tre secoli è la sua opera prima e presenta al lettore un’immensa galleria di personaggi. C’è un risvolto autobiografico nella figura di Nina?

«Nina è donna, è poco più giovane di me ma viviamo lo stesso contesto sociale; si è trovata come me, per un certo periodo della sua vita, a riempire le giornate, oltre al lavoro, di cura e impegno con i figli piccoli e i genitori anziani, per poi fare i conti con il non essere più figlia, condizione, che quando si verifica, richiede un percorso interiore per tracciare un differente equilibrio emotivo: la memoria per proiettarsi in avanti.»

  1. Come mai ha scelto di raccontare, attraverso una moderna saga familiare, ben tre secoli di storia italiana? Che ruolo ha il cambiamento della società nella sua narrazione?

«La società si modifica costantemente, e noi siamo attori e insieme spettatori di tali cambiamenti. Solo se ci fermiamo a riflettere li percepiamo. Penso ai miei figli, i valori che trasmetto loro sono nella sostanza gli stessi che ho ricevuto io e che avevano ricevuto i miei genitori, ma mi sono stati comunicati in una forma tale che oggi, nel XXI secolo, li trovo ancora attuali.  Sono i tanti lamenti “ai nostri tempi si faceva…si diceva… si stava meglio…”  che mi hanno stimolato a confrontarmi con i modi di parlare, di agire e di pensare in relazione alle varie epoche che mi hanno preceduto; diversamente si diventa anacronistici e scomodi. Ma mentre quando si resta un passo indietro ci si adagia su un terreno confortevole fatto di certezze, quando si cammina un passo avanti rispetto ai propri tempi bisogna avere coraggio e mostrare carattere.»

  1. Il romanzo è ambientato in luoghi non reali dell’Abruzzo. Ha scelto di staccarsi dalla linea narrativa dei napoletani che raccontano Napoli o nei luoghi descritti si celano paesaggi del cuore che ha voluto facessero da cornice alla sua storia?

«I nomi dei paesi sono di fantasia, non ho voluto dare coordinate geografiche reali per due ragioni: la prima è non vincolare la storia a un luogo determinato e definito, lasciando così spazio al lettore di immaginare o identificarsi in luoghi a sé vicini; la seconda è descrivere luoghi a me cari, frammentandoli, rimescolandoli e fantasticandoli, in modo da non renderli di dominio pubblico e custodirli ancora integri dentro di me. Ai fini narrativi non è importante il nome del luogo, quanto il suo esistere in funzione dei personaggi. Volutamente mi sono tenuta lontana dall’ambientazione napoletana, salvo sporadici accenni alla città; ho scelto l’Abruzzo perché è un territorio che conosco bene e che mi appartiene, faceva parte del Regno delle due Sicilie, quindi dello stesso contesto socio politico a me noto in quanto napoletana. Inoltre, dal punto di vista letterario l’Abruzzo, che ha dato i natali a grandi autori, a partire da Ovidio nell’antichità, al ‘900 con Gabriele D’Annunzio, Ignazio Silone, Ennio Flaiano, John Fante, tanto per citarne alcuni, è un territorio ancora da esplorare.»

  1. Visto il successo che L’uomo che attraversò tre secoli sta riscontrando, possiamo aspettarci una nuova storia in tempi brevi?

«È un impegno che prendo con i lettori.»

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