“Run”, “Closer”, “Melbourne” e “Enough”. Quattro brani, poco più di dieci minuti, un’infinità di stili ed influenze.

Ufficialmente, il progetto di Andrea Caccese dovrebbe rifarsi ai vecchiacci dell’Alternative, come i The Cure, i Blink 182, i Nirvana. In verità, però, una volta che ci si confronta con Dead Rituals si scopre una varietà di elementi che ben lo contestualizzano anche (e soprattutto) nell’attuale panorama Alternative. Non solo bei tempi andati, insomma; Caccese, forse in modo ragionato, o forse involontariamente, tocca le corde anche dei più recenti Nothing But Thieves e di tutta la fascia del nuovo Rock Alternativo.

Anzitutto, quando si parla di Dead Rituals, credo sia doveroso riferirci ad un progetto unitario, che trova davvero la sua essenza nell’essere un EP, costruito perfettamente per avere un preciso mood, ed una precisa evoluzione. Non credo sia difatti errato ritenere che i primi due brani, Run e Closer, facciano da preludio a Melbourne che apre e amplia il sound dell’intero EP; Enough, invece, si prende la briga di fare da lungo ending, ove più melodie scelgono di amalgamarsi ad una forte dose di sperimentazione.

Il progetto trova le sue basi nell’esperienza diretta del suo autore in più ambienti e contesti. Caccese infatti divide le fasi di recording in più tappe, tra New York, Melbourne e la patria dei vicoli del suo cuore, Napoli.

Ciò si sente, si percepisce, dato che l’album si permea di un’atmosfera cosmopolita, ben più difficile da descrivere di quanto non sembri. Non è solo il tentativo da parte di un autore di cimentarsi nella stesura in una lingua diversa, non è solo l’imitazione (passatemi il termine, usato in senso assolutamente bonario…) di uno stile e di un modo di fare musica che qui nel Bel Paese non trova particolare riscontro. Dead Rituals è pregno di quella cultura, ne è figlio, e questo gli dà un valore aggiunto che, paradossalmente, porta l’intero prodotto ad essere motivo di grande orgoglio per il nostro ambiente Partenopeo. L’unione di vari ambienti, di vari generi e di culture tanto distanti non è mai stata così ben equilibrata.

Vorrei poi lasciarvi con un ultimo, piccolo consiglio: ho ascoltato l’album mentre cazzeggiavo un po’ con le ultime demo dei due grandi brand ultrafamosi di simulazioni calcistiche e… devo dirvelo: è musica tipicamente da PES. Ascoltate l’EP durante le vostre partite: sarà un’esperienza trascinante.

Un plauso ad Andrea Caccese, nella speranza che possa mostrarci ancora le sue qualità di figlio di due mondi.

 

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