Ferdinando Antonio Palasciano nacque a Capua il 13 giugno 1815 da Pietro e Raffaella Di Cecio. Compì i suoi primi studi presso il seminario di Capua, si laureò in Belle Lettere; in Veterinaria ed in fine, all’eta di 26 anni, concluse il suo percorso di studi in Medicina e Chirurgia, approfondendo le sue competenze in ambito ortopedico. Autore di numerose pubblicazioni e protagonista di diversi congressi, il medico napoletano si fece subito notare per le sue spiccate doti e competenze.
Nel 1846, all’età di 31 anni, Palasciano entrò a far parte dell’esercito borbonico ricoprendo il grado di Alfiere Medico. Con ruolo di ufficiale, il brillante medico si interessò ai problemi di igiene dei soldati e pubblicò a Napoli la Guida medica del soldato. All’attività di ricerca Palasciano affiancò una costante attività sul campo che gli consentì di approfondire le sue competenze relativamente alle patologie traumatiche e alle ferite da arma da fuoco. Fu durante la sua carriera di medico presso l’esercito borbonico, più specificamente durante il periodo dei moti rivoluzionari di Messina del settembre 1848, che Palasciano divenne protagonista di una nuova e rivoluzionaria prospettiva relativamente alla condizione dei nemici di guerra feriti durante la battaglia.

Nel 1848, Messina aveva aderito all’insurrezione di Palermo per contrastare il dominio borbonico. Ferdinando II di Borbone per reprimere la rivolta decise di bombardare Messina meritandosi, in tal modo, l’appellativo di «Re Bomba». Filangieri, Generale a capo dell’esercito borbonico, entrò in città il 7 settembre 1848 e per umiliare i ribelli o, forse, semplicemente per la scarsità dei mezzi di soccorso, diede ordine ai medici militari di non soccorrere e curare i feriti di guerra nemici.
Palasciano, autore qualche tempo prima di un’opera dal titolo molto significativo Misericordia per la vita degli infermi, decide di disobbedire agli ordini del generale e di dedicarsi senza sosta al soccorso dei feriti di guerra. Chiamato a rapporto da Filangieri, l’Alfiere medico venne portato dinanzi al Tribunale di Guerra con l’accusa formulata dallo stesso Generale di essersi fatto

spontaneo custode della vita dei feriti delle file nemiche.

in risposta a tale accusala posizione di Palasciano risultò netta e decisa. Infatti, l’Alfiere Medico, pur essendo consapevole di rischiare la fucilazione, affermò:

La mia missione di medico è troppo più sacra del dovere di soldato.

Tale episodio fece meritare a Palasciano l’appellativo di “uomo dei due giuramenti”: il giuramento prestato al Re Ferdinando II come membro dell’esercito borbonico e il giuramento d’Ippocrate come medico. Tra i due giuramenti, Palasciano scelse di tener fede a quello di Ippocrate, contravvenendo in tal modo ai suoi doveri di soldato e alla fedeltà promessa al re Ferdinando II. L’aspetto rivoluzionario promosso da Palasciano non è da identificarsi nel giuramento in se ma, più specificamente, nel contesto in cui il medico napoletano decide di tenervi fede. Infatti, se il giuramento di Ippocrate non era una novità tra i colleghi del Palasciano, lo era però il contesto bellico dove il nemico, in quanto tale, non aveva diritto al soccorso e alle cure. L’atteggiamento di Palasciano introduce un innovativo concetto di neutralità attribuita all’individuo, ogni uomo ferito veniva da lui considerato neutrale e bisognoso di soccorso senza discriminazioni relative all’appartenenza alla schiera amica o nemica. La netta presa di posizione di Palasciano gli costò quasi la vita. Il Generale Filangieri ne chiese la fucilazione e fu solo grazie all’intercessione del Re Ferdinando II (il quale nutriva una profonda stima nei confronti dell’illustre chirurgo) che la pena venne commutata ad 1 anno di carcere da scontare presso le prigioni di Reggio Calabria. Durante questo periodo di reclusione Palasciano si dedicò incessantemente alla cura dei feriti provenienti dai campi di battaglia.

Con la fine del regno borbonico e il processo di unificazione d’Italia, Palasciano potè finalmente esprimersi al meglio sul principio di neutralità dei feriti di guerra, raccogliendo il consenso sia in ambito accademico che istituzionale. Attraverso il congresso dell’Accademia Pontaniana del 15 e 28 aprile 1861 e quello del 29 dicembre dello stesso anno, Palasciano chiarisce il suo punto di vista relativamente all’atteggiamento necessario da tenersi nei confronti dei feriti di guerra.

Bisognerebbe che le potenze belligeranti, nella dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio della neutralità dei combattenti feriti o gravemente infermi per tutto il tempo della cura; e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo di guerra.

Attraverso il congresso dell’Accademia Pontaniana, Palasciano in qualche modo “ufficializza” il suo ruolo di precursore della futura Croce Rossa. I concetti di importantissimo valore, come: dignità e rispetto della persona umana e l’abbattimento della storica rivalità tra amico e nemico in guerra saranno elementi cardine dai quali partire per la costituzione della Croce Rossa. Il discorso di Palasciano venne poi stampato per favorirne la circolazione in Italia e all’estero. Nonostante la diffusione delle sue idee, a Palasciano non venne mai concesso un meritato ruolo di protagonista nei progetti di formazione della Croce Rossa. L’illustre chirurgo napoletano apparve sin dall’inizio isolato dal contesto internazionale, nessuno riconobbe il suo ruolo pioneristico. Lo stesso governo italiano, invitato da quello svizzero a nominare un delegato che lo rappresentasse in occasione della conferenza internazionale costitutiva della Croce rossa del 1863, fece il nome del Dott. Baroffio e del capitano Cottrau trascurando del tutto la figura del Palasciano. Francesco Garofano Venosta, storico della medicina e profondo conoscitore della figura del Palasciano, attribuisce all’incapacità dei Borbone e all’immaturità del Regno d’Italia le cause di un mancato riconoscimento verso un uomo e un professionista di spessore come Palasciano.

Ma colpa non ne facciamo a nessuno. La storia, questa giustiziera senza incertezze, questa dea implacabile ed inesorabile saprà, in uno con gli uomini di oggi, essere la giusta vindice di Ferdinando Palasciano.

A tal proposito emblematiche sono le parole di Mario Faccio, che ricordando la figura di Palasciano scrisse sul bollettino della Croce Rossa di Alba del 1917:

Palasciano?… chi lo ricorda? eppure non è trascorso neppure un quarto di secolo dalla sua morte, e la sua vita fu intessuta di iniziative audaci; eppure il suo nome è legato alla storia del nostro Risorgimento per aver egli intuita la verità sulla celeberrima ferita di Garibaldi in Aspromonte […] e pure è a lui che il mondo civile deve l’idea primigenia della neutralità dei feriti e malati di guerra, idea costituente il fulcro della Croce Rossa.

Nonostante la sua straordinaria carriera medica e i sui importanti incarichi istituzionali che accompagnarono le sue pioneristiche intuizioni alla base dell’istituzione della Croce Rossa, il nome di Palasciano finisce ben presto nel dimenticatoio. Poche le iniziative messe in atto per celebrare la sua persona: una statua a Capua, qualche strada con il suo nome, un ospedale e la timida citazione dell’enciclopedia Larousse che nella voce Croce Rossa internazionale scrive:

L’origine dell’istituzione si fa risalire a Ferdinando Palasciano.

Il 28 novembre del 1891, Palasciano muore. Ad accompagnarlo nei suoi ultimi giorni di vita soltanto la moglie, Olga Wavilow, nobildonna russa, e pochi cari amici.

Bibliografia

Cannonero M., Neutralità e Croce rossa: : alle origini dell’idea del soccorso umanitario in tempo di guerra (Messina 1848 – Solferino 1859 – Ginevra 1864), Romagnano al Monte, 2013, Book Sprint.

Cannonero  M., Un’ idea senza fine : così nacque la Croce Rossa : il Risorgimento italiano e oggi / Matteo Cannonero ; presentazione di Cornelio Sommaruga ; intervista a Massimo Barra ; con documenti inediti della conferenza di Ginevra del 1863, Novi Ligure, 2014, Joker.

Cipolla C., Introduzione generale, in Storia della Croce Rossa Italiana dalla nascita al 1914, I. Saggi, a cura di C. Cipolla – P. Vanni, Milano 2013, pp. 36-62.

Mariani M., La Croce Rossa italiana: l’epopea di una grande istituzione, Milano. 2006, Mondadori.

Palasciano M., Un souvenir da Capua nel bicentenario dalla nasciata di Ferdinando Palasciano il medico eroe alle origini della Croce Rossa, Capua, 2015, Uthòpia Laboratorio Grafico.

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