Dal sound articolato alla voce lieve e tranquilla, I Kafka Sulla Spiaggia ci trasportano in un mondo nuovo e dalla gravità più leggera.
È rara e preziosa la sensazione di una testa leggera come un palloncino, che sembra quasi ci faccia volare. E’ la sensazione di chi si sospende tra la fantasia data da melodie sinuose e l’irrealtà di un cantautorato tutto nuovo. Siamo a pochi metri dal suolo, e non troppo lontani dal cielo. E siamo esattamente dove i Kafka Sulla Spiaggia volevano portarci con il loro nuovo album La storia una storia.
Parlare di quest’album comporta un’ammissione iniziale: sono rimasto sorpreso, e non me lo aspettavo.
Sia chiaro, non che avessi qualche forma di pregiudizio, anzi! Solo, non mi aspettavo di provare sensazioni simili a quelle descritte pocanzi, specie con un album che ci ha messo un po’ prima di conquistarmi.
La storia una storia funziona così: lo apprezzi sorso dopo sorso, brano dopo brano. A ogni chiusura di un pezzo aggiungi un tassello in più, fino ad ascoltarlo tutto e capire che sì, ti è piaciuto. Solo che non sai bene cosa ti abbia trasmesso, e quindi lo riascolti; lì capisci: La storia una storia ti da’ una sensazione, ti riscalda un po’, punta a farti vivere un momento diverso dal resto della tua giornata. Non vuole necessariamente lasciarti qualcosa nel dopo-ascolto, benchè meno vuole martellarti il cervello con ritornelli ripetuti e ripetuti; vuole solo farti compagnia, farti rallentare, e magari darti uno slancio per ripartire meglio, dopo aver riposto le cuffie.
Se vi chiedete se io stia esagerando, direi che il vostro dubbio è leggittimo, ma è in virtù di ciò che dovete assolutamente ascoltare ciò che la band di Luca Maria Stefanelli e Nikkio del Vecchio ha creato per voi.
L’album ha carisma, personalità, e richiede un ascolto in cuffia, data anche la (giustissima) importanza riserbata ai bassi (è uno di quegli album che potreste far sentire agli amici stolti che sghignazzano a suon di: “Il basso non si sente!”).
Musicalmente parlando, infatti, osserviamo una produzione che sarebbe quasi ingiusto catalogare in un singolo genere, questo perché nei dieci brani presenti nell’album c’è davvero di tutto, dal pizzico di elettronica alla chitarra più pronunciata, ma ciò che è davvero rilevante da sottolineare è la perfetta coerenza in fase di scrittura, davvero ben pensata, che ha portato ad un perfetto equilibrio tra gli elementi. L’anima è Indie, un Indie vero e sentito.
Sul fronte lirico credo basti soffermarsi sull’idea di un album che vuole narrarci storie diverse di un mondo diverso, così simile al nostro, ma retto da tutt’altra atmosfera e da tutt’altre sensazioni. E questo rende ogni testo genuinamente bello.
Concludendo, ribadisco la bellezza delle sensazioni che si provano all’ascolto di La storia una storia, ed estendo nuovamente l’invito a prestare attenzione a quest’album che – seppur non risulti essere letteralmente memorabile – compie in ogni caso l’arduo compito di lasciarci vivere attimi inattesi in un mondo più leggero.