Edèra è il nuovo lavoro della giovane band Le Fasi, e promette di colmare il vuoto di questo sfortunato periodo, almeno per una mezz’oretta.
La sorte ha un’ironia tutta sua, e non ho potuto non pensarlo mentre ascoltavo questo nuovo, interessante album della band napoletana Le Fasi.
Edèra, uscito esattamente dieci giorni fa, il 20 Marzo 2020, rappresenta un’importantissima boccata d’aria giunta in un momento così particolare.
Ho potuto svagare un po’, ascoltando quest’album. Mi son distratto, ho battuto il piede destro a tempo e mi son scordato di essere chiuso in stanza. Non è stato male, ed è stato bello che un album fresco e capitato appunto – per la stessa ironia di quella sorte sopracitata – in un momento del genere, sia riuscito nell’impresa di dare qualcosa di piacevole a cui pensare.
È questo il più grande complimento che è secondo me d’uopo rivolgere alla giovane band pop-rock partenopea, a prescindere dall’effettiva qualità del lavoro svolto, che andremo adesso a raccontare più nel dettaglio.
Conclusa infatti la parentesi di questo mio primo pensiero, vorrei ci dedicassimo per un secondo alla visione nel complesso del lavoro svolto per quest’album: un album Pop-Rock come non ne sentivo da parecchio, più che altro perché ho sempre ritenuto che questo genere stesse un po’ lasciandosi andare qui nel nostro bel paese. Abbiamo chitarre decise, una voce graffiante, e in generale ogni cosa perfettamente al suo posto. Tutto quadra, sarà anche perché mi pare che traspaia in maniera abbastanza chiara, man mano che si prosegue con l’ascolto dei brani, quella volontà di avvicinarsi un po’ alla grande massa di ascoltatori.
E ben venga, sia chiaro. Come dicevo, non sento del buon Pop Rock in radio da un po’, quindi è fantastico che qualcuno ci riprovi facendo i passi giusti.
In particolare, la tendenza ad avvicinarsi all’orecchio più casual la si nota con il singolo pre-lancio Via Roma e un po’ con tutta la parte centrale dell’album, con brani come Ibrido, Nient’a perdere e Centro Commerciale. Bene sia per l’attacco che per la chiusura dell’album: Camelia, primo brano dell’LP introduce subito al mood dell’intero disco mentre i due brani in chiusura, O stupore do munno e Connola senza mamma, sebbene liricamente si immergano eccessivamente nel folklore mediterraneo (a tal punto da forzarlo, a mio parere, rischiando di cadere nello stereotipo), si difendono ottimamente sul fronte musicale, risultando gradevolissime e al pari del resto della produzione.
Parentesi a parte, secondo me dovuta, per il terzo brano dell’album: Dint e man. 2.44 minuti che decisamente non mi aspettavo, tra una voce pronta a ruggire e un sound ben più spinto rispetto a ciò che mi sarei aspettato, dati appunto i toni differenti degli altri brani presenti. Eppure non stona affatto col contesto, ma anzi risalta, e questo è un bene.
In definitiva, Le Fasi hanno garantito al pubblico un lavoro di buona fattura e, cosa ancor più importante, adatto a questo periodo buio, in cui anche solo una mezz’ora di piacevole compagnia può fare la differenza.
La musica si rivela ancora una volta fida compagna. Il mio augurio più grande è che possiate beneficiarne tutti. Statemi bene, per davvero.