Marco Scarfiglieri presenta il video della sua Guarigione, disponibile su YouTube. Lo abbiamo intervistato.
Marco Scarfiglieri, classe ‘90, oltre a essere Storico, Editor, Giornalista e Agente Letterario, è un cantautore e musicista napoletano. In occasione del lancio del video suo secondo singolo dal titolo “Guarigione”, lo abbiamo intervistato.
- Ciao Marco, partiamo dall’inizio: quando e come nasce la tua passione per la musica?
Devo molto a mio padre, un grande appassionato di musica e soprattutto di cantautori, sono cresciuto a pane e Battisti e De André, fin dai tempi delle cassette in auto. Insomma, in un certo senso, a casa mia i cantautori non sono mai mancati. La musica ha sempre accompagnato le mie giornate sin da bambino. Sempre a mio padre devo il mio primo incontro con la chitarra, avevo 16 anni, non l’ho più lasciata. Del resto la prima, Cindy è il suo nome di battesimo, è ancora qui con me. Poi sono arrivate Sandra, Bruna, Ramona.
- Sembra di parlare di una storia d’amore e dunque in che momento un autore sente la necessità di condividere i propri testi e la propria musica costruendo un ponte tra il proprio mondo interiore e il pubblico?
Per quel che mi riguarda, la scrittura è una necessità, devo “fotografare” istanti che altrimenti andrebbero persi, prendo nota, da bravo Storico, poi torno sui miei passi, rielaboro, assorbo. E ancora, butto giù quelli che vogliono essere racconti e storie. Il raccontare prevede che vi sia qualcuno a cui affidare quel racconto, qualcuno con cui condividere quella storia… e in quelle storie ci sono i miei mondi, i miei sentimenti, le mie visioni, ma possono esserci quelli di chiunque altro. Io sento di doverli condividere e dal momento in cui li condivido, sono le storie mie, di tutti e di nessuno.
- Mi ritorna in mente una grande opera pirandelliana…
Circa il tema della creazione, invece,quali sono i passi fondamentali del cammino che termina ̶ o inizia ̶ con la restituzione al pubblico delle tue canzoni? E che tipo di relazione instauri con i testi che scrivi?
Non vi è un vero e proprio iter. Una frase può spalancarmi un mondo, come un episodio di attualità o un accadimento storico, come, ovviamente, le mie esperienze personali, insomma tutto ciò che è “umano”. Come disse Marc Bloch: «Il buono storico somiglia all’orco della fiaba: là dove fiuta carne umana, là sa che è la sua preda», vale lo stesso per il cantautorato. C’è un rapporto viscerale con le parole dei miei testi, una relazione ermeneutica, a distanza di anni ancora mi parlano e ogni volta mi raccontano una storia diversa.
- Ci sono stati degli “slidingdoors” nella tua esperienza nel campo musicale?
Ve ne sono diversi. A quello di mio padre ho già accennato. Spesso sono gli incontri a cambiare le carte in tavola. Allora voglio citare più che un incontro, un rincontrarsi, cioè il ritrovare a distanza di anni un vecchio e caro amico, nonché un Maestro e l’arrangiatore dei miei primi due singoli incisi: Ario De Pompeis. Una persona alla quale sarò sempre grato.
- Adesso raccontaci un po’ delle tue esperienze pregresse…
Ho maturato esperienze importanti che mi hanno senz’altro fatto crescere, penso ad “Area Sanremo” o al “Tour Music Fest”. Ma anche il girare per alcuni storici locali del centro a Napoli mi ha aiutato a instaurare una relazione con chi è dall’altra parte e ascolta. Senz’altro, tornando al tema slidingdoors, l’incontro con il giornalista Giuseppe Scarlato e l’opportunità data al mio brano Campo di Stelle di essere sigla del programma radiofonico da lui condotto, “La Repubblica dei Ragazzi”, è stato per me altrettanto costruttivo e motivante.
- Vorrei focalizzarmi sul tuo primo singolo “Campo di stelle”… La sensazione che mi ha suscitato il suo ascolto è quella di compenetrazione con l’Universo, come una consapevolezza di fondo che rassicura nonostante i momenti di sofferente incertezza nei quali ci sembra di perdere la rotta. Una condizione nella quale ci si ritrova almeno una volta nella vita. In primo luogo ti chiedo se le mie sensazioni corrispondono a ciò che volevi comunicare. In secondo luogo volevo chiederti che tipo di evento ha ispirato questo testo.
Cara Aurora, credo tu abbia colto nel segno. È esattamente quello che ho provato lungo il Cammino di Santiago, un senso di pace, di quiete e armonia esistenziale che ti rasserena e ti pone in equilibrio con l’intero Universo. Mi sembra quasi, solo raccontandolo, di tornare sulla cima del Cebreiro, una notte stellata, un campo di stelle. Il pezzo è nato nel corso di quel viaggio straordinario.
- Passiamo adesso al tuo secondo singolo “Guarigione”. Questo testo sembra il manifesto del tuo dissenso ̶ che a ben guardare accomuna molte persone soprattutto tra le giovani generazioni ̶ nei confronti dello “stato attuale delle cose”. Cos’è che più di tutto alimenta questa inquietudine e questa profonda delusione? Credi sia ancora possibile cambiare direzione?
Sebbene, citando il testo, il mondo sia andato a male, nel titolo, manifesto principe di un brano, vi è una non tanto celata speranza, o addirittura promessa: Guarigione. Sono tante le patologie che attanagliano questo mondo, la Pandemia non ha fatto altro che accendere i riflettori e darne una visibilità maggiore. I giovani stanno pagando un prezzo piuttosto alto. Sono inquietato da un mondo troppe volte fermo e passivo, da uomini che dovrebbero porsi più domande. Ma la speranza c’è, nel mondo vi è anche tanto bene, tanto amore e tanta umanità, dovrebbe fare più notizia, guardiamoci intorno, anche in prossimità. La Guarigione passa anche da qui.
- I due singoli sono stati concepiti in un periodo storico molto particolare, come stai vivendo questo tempo? Come vivi la noia? stimola la tua creatività o tende a passivizzarti?
Difficilmente mi annoio, non ho il tempo di farlo… e non so se questo sia un bene o un male. Lavoro, studio, leggo, invento. Quest’anno dal punto di vista creativo è stato incredibilmente produttivo. Il mondo si è fermato, noi no. Attivizziamoci.
- Ci sono altri progetti musicali in gestazione?
Sì, vi sono lavori avviati, il cantiere procede, è un progetto plasmato giorno dopo giorno, ma non sveliamo tutto ora, e godiamoci, augurando sia così, Guarigione.
- Infine, vorrei che tu ricoprissi il ruolo che al momento è ricoperto da me: c’è una domanda che avresti voluto che io ti avessi posto? Se la risposta è affermativa, fingi che io te l’abbia posta, come avresti risposto?
Questa è davvero una domanda difficile, ma posso dirti con tutta sincerità quanto per me sia stato un immenso piacere lasciarti questa testimonianza e condividere con te e con tutti le amiche e gli amici, lettrici e lettori di Terre di Campania, un po’ del mio mondo, delle mie idee e della mia musica. Grazie Aurora e grazie a tutti voi. A presto. Stay tuned!