Per il mese di settembre il Pan di Napoli presenta 3 mostre fotografiche principali: “Una scuola nel mondo” di Domenico Pinto, “Il sentiero della luce” del maestro Giuseppe Menozzi e “Anime salve” di Jess Kohl. 

Il Pan Palazzo delle Arti Napoli ha sede dal marzo 2005 nel settecentesco Palazzo Roccella in via dei Mille n. 60.
Nei suoi oltre 6000 mq, offre spazi espositivi, di consultazione, servizi e strumenti per l’incontro e lo studio delle opere e dei protagonisti dei linguaggi e delle forme dell’arte contemporanea.
Un Centro di Cultura dinamico, con momenti importanti di crescita per la comunità e per le istituzioni che rendono viva e animata la prestigiosa struttura. Sempre aperto al dibattito sui temi più attuali, mostre, conferenze, seminari, incontri, presentazioni di libri, rassegne cinematografiche ed altri eventi.

Il Pan si propone di differenziare e moltiplicare gli stimoli culturali da offrire ai cittadini e ai turisti, con la precisa volontà di essere sempre di più un polo artistico/culturale di interessi polivalenti, con vocazione europea.

Attraverso i progetti a cui l’assessorato alla cultura dà impulso e le innumerevoli attività che si svolgono al Pan, infatti, si promuove la partecipazione di un gran numero di associazioni ed artisti, e si dà sostegno a quanti, con il loro talento, espresso nelle diverse forme della creatività intellettuale e dell’arte, continuano a favorire nella nostra città processi di promozione culturale e sociale.

Dal 16 al 29 settembre il PAN ospita la mostra “Una scuola nel mondo” a cura di D. Pinto. L’artista descrive la sua esperienza fatta in Mozambico nel 2011, dove per la prima volta visita l’escolinha di San Lorenzo presso Maxixe. Pinto dichiara che lì i bambini non hanno bambole, né palloni (fatti di soli stracci), né altri giocattoli.

Ecco che allora è nata l’idea di far conoscenza quell’infanzia, la stessa che apparentemente sembra così tanto diversa da quella nostra, ma che in realtà è molto simile a quella di ogni altra parte del mondo. Noi adulti molto spesso dimentichiamo quello che abbiamo, pensando soltanto a ciò che ci manca. A tal proposito questi scatti presentano dei soggetti puri, che vogliono divertirsi e provare emozioni, ossia i bambini. 

 

Jess Kohl, giovane fotografa londinese, presenta la mostra fotografica “Anime salve”. In un’intervista la giovane reporter ci spiega il motivo per il quale ha deciso di occuparsi di determinate comunità considerate marginate, dai punk filippini agli Hijras indiani: l’incontro tra cultura, religione e gender non conformity.

Con quest’ultimo termine si intende quella categoria di persone che non si identificano nel proprio sesso biologico e desiderano di sentirsi comunque donna o uomo, esprimendo la propria libertà senza cambiare completamente sesso. È questo il punto di partenza dell’analisi della Kohl: individuare i contrasti e le affinità tra le queerness occidentali e le Hijras orientali.

La fotografa ha intrapreso un vero e proprio tour esplorativo napoletano, dove il sacro e la non conformità di genere sono riusciti a convivere

Volevo esplorare se questi atteggiamenti storici di apertura fossero tramandati di generazione in generazione e se contribuiscono a creare tutt’ora un atteggiamento di tolleranza

La mostra di Jess Kohl, al PAN dall’11 al 27 settembre 2020, è curata personalmente da Collettivo Zero ed espone gli scatti realizzati durante un periodo di residenza artistica organizzato dall’Organizzazione di Volontariato ShowDesk

“Anime Salve” pone uno sguardo sulle vele di Scampia, fino a giungere alla comunità dei femminielli, i quali per tradizione “portano fortuna”.

Un’altra tradizione campana è il matrimonio della Zeza, ossia un matrimonio farsesco tra due uomini che si svolge ogni anno a Pagani, nei pressi di Napoli. Le sue radici risalgono al XVI secolo, quando alle donne non era lecito recitare e gli uomini recitavano ruoli femminili. Questa è una tradizione ancora molto viva, evento fortemente inclusivo. A questo proposito è lecito citare il grande maestro Fabrizio De André:

Anime Salve è un discorso che ha come tema fondamentale quello della solitudine. Una solitudine che deriva da emarginazione, il più delle volte. Un’emarginazione che trae origine da comportamenti desueti e diversi da quelli della maggioranza degli esseri umani. Queste persone, queste comunità, difendendo il loro diritto di somigliare a se stessi, difendono soprattutto la loro libertà.

La mostra “Il Sentiero della Luce“, visibile al Pan dal 2 al 30 settembre 2020, è una esposizione di circa cento opere. Un percorso che racconta cinquant’anni di ricerca di Giuseppe Menozzi sul Punto Luce e sulla spiritualità. La mostra si focalizza su tre periodi del lavoro dell’artista: “I cavalieri dell’apocalisse”, “L’evento” e “La luce TAU”. Napoli diventa il centro di opere arrivate da New York, Londra, Berlino, Parigi e Praga, e altre metropoli europee.

Durante il primo periodo lo stile dell’artista è caratterizzato da corpi eterei, nudi e distaccati dal mondo terreno. Qui le anime ricercano quella luce che porta al ricongiungimento con il divino.

Ad un tratto il maestro sente l’esigenza di scrutare di più dentro di sé ed arriva così a vsioni oniriche ed emozioni devastanti. A questo periodo, durato 5 anni, ne segue un terzo caratterizzato da Speranza e soprattutto Fede ( “La fede rende liberi”).

In occasione della mostra, è presentata in esclusiva l’Art Therapy, un progetto di Martin Stoecklin che coinvolge alcuni ragazzi di Forcella. Il progetto “La pittura dei ribelli” avrà sede stabile presso la Biblioteca “Annalisa Durante” nel quartiere Forcella diretta da Pino Perna, fortemente voluta da Giannino Durante, papà di Annalisa.L’associazione Psich’E dichiara:

Il Sentiero della Luce con il Progetto Art Therapy diventa messaggio di contaminazione culturale e solidarietà umana […] L’arte fa bene all’anima ed è benefica per la salute mentale e fisica.

Per maggior informazioni cliccare qui

 

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