A un mese esatto dall’ultima partita giocata, tiriamo le somme del Napoli guidato da “ringhio” Gattuso
È stata il 29 febbraio (Napoli Torino ndr), non un anno fa come sembra causa quarantena forzata per covid 19, l’ultima apparizione della squadra partenopea che con una striscia di 5 risultati positivi sembrava essere in netta ripresa.
Il tecnico calabrese è riuscito a risollevare un gruppo che stava vivendo una vera e propria crisi, non solo a causa della sciagurata gestione di Ancelotti che a inizio campionato si sbilanciava per la corsa scudetto, ma soprattutto dal punto di vista psicologico.
I suoi principali meriti sono stati:
- La valorizzazione di tutto il reparto offensivo; il passaggio dal 4-4-2 al più collaudato 4-3-3 di sarriana memoria. L’acquisto di due registi puri a gennaio, l’italo tedesco Demme e lo slovacco Lobotka, hanno giovato al gioco del Napoli che, a parte alcuni svarioni difensivi, è apparsa una squadra più solida, in grado di sfruttare le caratteristiche a pieno del reparto offensivo. Zielinski e Fabiàn, sono tra i giocatori che ne hanno maggiormente beneficiato. Demme e Lobotka garantiscono loro copertura e dettano i tempi di gioco, permettendo alle due mezz’ali partenopee inserimenti in area avversaria e conclusioni anche dalla lunga distanza. Invece, nel Napoli di Ancelotti troppi giocatori si calpestavano i piedi dentro e fuori il campo.
- Dopo il pareggio di novembre in Champions (Napoli Salisburgo ndr) e il clamoroso scontro negli spogliatoi tra una parte dei calciatori e il vicepresidente, l’unica drastica soluzione per poter sollevare una stagione nata storta era il cambio di allenatore e Gennaro Gattuso che ha metodi militareschi di allenamento, completamente opposti al suo maestro Ancelotti, era l’unica soluzione possibile. I risultati di questa cura, dopo una fase di rodaggio, sono agli occhi di tutti.
Visto che, il quarto posto utile per la qualificazione Champions sembra ormai irraggiungibile, a meno di clamorose debacle di Atalanta e Inter, la società dovrebbe inziare a programmare per la prossima stagione che non deve prescindere da “Ciro” Mertens, in scadenza di contratto lusingato dalle offerte dei principali club europei. Speriamo che il folletto belga (ha raggiunto Hamsik nella classifica all time dei capocannonieri azzurri), che in settimana è stato celebrato sui social dal suo ex club olandese, utilizzi il cuore e decida di rimanere confermandosi una bandiera, punto di riferimento della tifoseria azzurra.