Il 1789, un anno che ha cambiato per sempre la nostra storia, ma anche il nostro vocabolario: in Campania giunsero dapprima le idee rivoluzionarie e dieci anni più tardi la Rivoluzione vera e propria, la quale sfociò nella Repubblica Napoletana
La Rivoluzione non si limitò a trasformare alle radici le strutture sociali e istituzionali francesi ma introdusse cambiamenti in tutte le sfere della vita collettiva e individuale. (Massimo Cattaneo)
La Rivoluzione Francese ha cambiato per sempre la Storia e non solo. Il 1789 è entrato fin dentro il nostro vocabolario. Dalla presa della Bastiglia alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, da una folla indemoniata al sorgere di un decisivo processo di emancipazione, dal 14 luglio al 26 agosto. Un documento scritto che sancì le libertà fondamentali (pensiero, parola e stampa) e principi come l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge: norme che confluirono anche nelle successive costituzioni, compresa la nostra. L’eredità rivoluzionaria trascende i diritti e la libertà e approda finanche al linguaggio, il quale usiamo ormai quotidianamente e non soltanto in ambito politico.
In Campania giunsero dapprima le idee rivoluzionarie e dieci anni più tardi la Rivoluzione vera e propria, la quale sfociò nella Repubblica Napoletana, era il 1799. Anche qui, come nel resto d’Italia, abbiamo incamerato parole ed espressioni rivoluzionarie: “un giacobino”, ovvero un individuo con idee estremiste o radicalmente rivoluzionarie; “un club”, ovvero un circolo chiuso di potenti e politici; ci riteniamo tutti “cittadini” e non “sudditi”. La Rivoluzione è stata così potente da sovvertire anche il linguaggio arrivando così fino a noi.
Ecco alcuni dei vocaboli in questione, di cui tutt’oggi ne avvertiamo l’importante eredità:
CITTADINO. Fu la regola durante la Rivoluzione, è così che si definivano tra loro i francesi, cittadini per l’appunto. Una vera e propria cesura col passato poiché l’espressione metteva per la prima volta tutti i francesi sullo stesso piano, bandendo titoli nobiliari e cariche onorifiche. Cittadino sostituì suddito, parola in uso per indicare la sottomissione di ogni francese al potere assoluto del sovrano.
CLUB. Furono le organizzazioni politiche proprie della Rivoluzione Francese, ovvero partiti politici ante litteram. I nomi dei club (giacobini, cordiglieri) traevano origine dai luoghi in cui si riunivano, spesso conventi parigini requisiti dai rivoluzionari.
DESTRA E SINISTRA. Durante le riunioni degli Stati generali francesi i nobili e il clero sedevano alla destra del re, la collocazione stimata come la più prestigiosa. In seguito, nel corso delle assemblee rivoluzionarie, a destra sederono sempre gli schieramenti più conservatori e moderati mentre a sinistra quelli più radicali e progressisti. Una divisione diventata tout court nei parlamenti moderni.
GHIGLIOTTINA. Fu lo strumento adoperato per le esecuzioni durante il periodo rivoluzionario, macchina già esistente ma perfezionata dal medico Joseph-Ignace Guillotin. Un mezzo che si pose come “nobile”scopo quello di rendere la morte più rapida e meno dolorosa rispetto alla tradizionale fine per impiccagione. L’ultima volta che se ne fece uso in Francia fu nel 1977.
GIACOBINI. Furono tra i più irremovibili animatori della trasformazione della Francia in una Repubblica democratica. Il giacobinismo, al termine della Rivoluzione, confluì nel pensiero socialista e marxista e col tempo la definizione giacobino divenne sinonimo di posizioni democratiche radicali, laiche e repubblicane, ma anche l’equivalente di persona intransigente ed estremista.
LEALISTA. Negli anni rivoluzionari il termine segnalava individui (per lo più nobili e membri del clero) che avessero un atteggiamenti di fedeltà monarchica, nostalgici del sistema sociale vigente prima della Rivoluzione. I lealisti erano i cosiddetti refrattari del nuovo corso.
POPOLO. Una parola che indicava la stragrande maggioranza della popolazione, raccolta nella classe sociale del Terzo Stato. Il popolo contava sia i ceti più poveri della società (manovali, contadini, nullatenenti), sia ricchissimi borghesi, proprietari terrieri, banchieri e finanzieri, ovvero tutte le persone che non godevano dei privilegi esclusiva degli altri due Stati, nobiltà e clero. Dai ricchi popolani ebbe inizio la Rivoluzione.
TERRORE. Così fu definito il periodo tra l’agosto 1793 e il luglio 1794: fu l’anno in cui il Comitato di salute pubblica, diretto dai giacobini Robespierre, Saint-Just e Carnot, ebbe un potere a dir poco assoluto, reprimendo con ogni mezzo, in primis la ghigliottina, ogni tentativo di opporsi alla nascente Repubblica democratica. Il termine venne da allora usato per segnalare ogni epoca contraddistinta da un clima di repressione feroce di ogni opposizione.
TRICOLORE. La Rivoluzione fu un tripudio di Tricolori bianchi, rossi e blu, nuovi vessilli che si opposero ai tradizionali emblemi monarchici, i gigli in campo bianco. Tre colori per tre obiettivi: libertà, uguaglianza e fraternità.
I principi fondamentali:
LIBERTÀ. Agire senza nuocere i diritti altrui.
UGUAGLIANZA. Legge uguale per tutti, senza distinzioni di ceto.
FRATERNITÀ. Non fare agli altri quello che non vorreste essere fatto a voi stessi.
Questa la concezione matrice di molte costituzioni contemporanee e delle moderne dichiarazioni dei diritti.
I rivoluzionari si posero lucidamente il fine di rigenerare società e individui, corrotti dall’oscurantismo monarchico ed ecclesiastico. Tutto nella vita quotidiana doveva suggerire e al tempo stesso promuovere una nuova era per i francesi e, in base all’idea di fratellanza tra i popoli, per l’umanità intera, attraverso una continua attività pedagogica di educazione repubblicana. Il mondo nuovo da fondare doveva basarsi sulla sovranità del popolo, l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la libertà e la fraternità fra gli uomini. (Massimo Cattaneo)