Home > Eventi > Al Piccolo Teatro del Giullare il debutto di “Devi essere dolce con me”
Sabato al Piccolo Teatro del Giullare il debutto di “Devi essere dolce con me” di Francesco Maria Siani, regia di Antonello Ronga. Ritmo, ironia e verità nel testo dell’autore salernitano, che sarà in scena sul palcoscenico salernitano per tre weekend
In un giardino c’è spazio per ogni sorta di fiore, ed è questo a originarne la bellezza, che diviene visione evocativa e dimensione drammaturgica nel tracciare la storia in Devi essere dolce con me di Francesco Maria Siani, che sarà in scena da sabato 24 ottobre 2020 alle ore 21.00 (repliche il sabato e la domenica fino all’8 novembre) al Piccolo Teatro del Giullare di Salerno, per la regia di Antonello Ronga.
A dar vita all’allestimento, presentato da Teatricomio Prodart, saranno Teresa Di Florio e Alessandro Musto, che muoveranno fra le luci e il suono di Virna Prescenzo, le scene di Francesco Maria Sommaripa, i costumi di Paolo Vitale. Le musiche originali sono a cura di Francesco Maria Siani, con la voce di Cristina Mazzaccaro nel brano inedito “Vurria”, e Marco De Simone alla chitarra solista.
Siamo negli anni ’70 nel sottotetto di un vecchio palazzo in un quartiere di periferia. L’ambiente è scuro, maleodorante di fumo, caotico, in una notte qualsiasi, di una caldissima estate qualsiasi. I protagonisti, Sandra e Marcello, sono due anime nude, che finalmente, dopo un lungo pellegrinaggio, s’incontrano, s’intrecciano e si confessano.
Il loro è un rapporto complesso, ambiguo, a tratti surreale, senza convenzioni, complice ma tumultuoso, fatto di schermaglie e di momenti catartici. Si cercano e si sfuggono in un gioco a rimpiattino. Quel che conta è restare in piedi per accomodare l’anima, prigioniera di una verità pesante, inconfessata.
Tutto avviene in un luogo sacro, una non casa, un sottotetto senza pareti, ma più vicino al cielo. Uno spazio aperto in cui tutti possono guardare, per compiacersi, immedesimarsi, giudicare o per comparire.
Devi essere dolce con me è un imperativo ripetuto più volte in questo testo, come una sorta di supplica, una preghiera dolce e amara che viene invocata nei momenti di disperazione.
“Mettere in scena quest’opera – così il regista in una nota – è significato leggere e ascoltare questa preghiera, comprenderla e soprattutto darle voce attraverso le sensibilità e l’anima degli attori. La non casa diventa testimone di una guerra fatta di ritmo, ironia, verità, fino alla liberazione di un tormento che attanaglia i suoi protagonisti. Diventerà per loro un mezzo attraverso cui le due anime possono diventare finalmente gemelle”.
Sarà, così, la non casa ad aiutare i due protagonisti, senza mai interferire, lasciando loro la possibilità di seguire quel percorso. Prenderà vita dopo, quando tutto sarà finito, divenendo memoria e messaggera di quanto accaduto, come un vangelo raccontato a tutti quelli che hanno voglia di ascoltare una storia che va al di sopra dell’amore.
Per il numero limitato di posti e per il rispetto delle vigenti norme di sicurezza sanitaria è indispensabile la prenotazione.