I Remedia Amoris ovidiani tradotti nella lingua più espressiva del Bel Paese

di Maddalena Venuso

Si può tradurre in napoletano la grande poesia latina? La risposta è sì, se a farlo è Carlo Avvisati, conoscitore profondo e cultore attento della lingua partenopea, quella che ha segnato le radici e le origini di un popolo che ha una visione della vita peculiare e la trasmette attraverso vocaboli dotati di pregnanza maggiore delle più belle parole della lingua italiana. Dopo il faticoso cimento con i versi danteschi (le terzine dell’anno 2021 pubblicate da Il Mattino) e la pubblicazione della Vita Nova in dialetto napoletano, Carlo Avvisati si confronta, per la seconda volta, con Il grande poeta elegiaco latino Publio Ovidio Nasone pubblicando, per i tipi di ARTE’M, Mmericina sanammore, ovvero Remedia Amoris tradotti in napoletano. Ovidio, di cui Avvisati ci ha già regalato, nel 2019, una versione napoletana tutta da gustare, Ll’arte ‘e se pittà, ovvero Medicamina faciei feminae, cantò l’Amore come un gioco e, a completamento dell’Ars Amatoria, una sorta di manuale pratico ricco di consigli per amare e far durare l’amore, scrisse, oltre al succitato Medicamina, i Remedia Amoris, consigli per guarire dal mal d’amore. Ebbene, atteso che nessuno è immune dal mal d’Amore, in specie quando esso è generato da un amore non corrisposto, se il poemetto latino rappresenta uno scritto prezioso soprattutto per gli appassionati di Ovidio, nella traduzione di Avvisati diventa un simpaticissimo manualetto dal quale attingere consigli, verità incontrovertibili e soprattutto il divertimento di leggerli in una lingua che è di per sé carica di emozioni e oltremodo stuzzicante. La domanda fondamentale è: esiste un rimedio al mal d’amore, soprattutto quando l’oggetto del nostro amore ci disdegna? La risposta è no, nonostante i buoni consigli dispensati da Ovidio e deliziosamente resi da Avvisati. L’Amore è un sentimento totalizzante e, così come Cupido ci colpisce senza darci scampo, allo stesso modo deve passare, magari quando a interessarci sarà un altro amore. Potrebbe servire tenersi lontani dal leggere poesie d’amore: “ …ti invito, controvoglia; tieniti lontano dai poeti d’amore. Io stesso empio bandisco la mia arte”. Saggio il consiglio in italiano, per chi non mastica la lingua latina: ma vuoi mettere un: “T’’o ddico ‘e contraggenio, statte accorto a ‘e poete, i’ stesso, so’ nu renneiato, e nne caccio ll’arte mia.”

Tutta un’altra cosa, una musicalità e un’ampiezza di significato nella parola napoletana che avvicina maggiormente al senso del testo latino, reso da Ovidio con quella sintesi frutto della minuziosa cura del verso. Tradurre poesia diventa, per Avvisati, rendere comprensibile e accattivante per il lettore il messaggio ovidiano, attraverso un’accurata ricerca del vocabolo che meglio rende il senso del poemetto (ecco i versi originali sopra tradotti: eloquar invitus; teneros ne tange poetas; summoveo dotes impius ipse meas). Vogliamo sorridere di noi e delle nostre pene? Sfogliando il poemetto: “Nun te fà a ffa’ fesso da ’e llacreme lloro, ‘e ffemmene hanno ‘mparato a ll’uocchie lloro  a cchiagnere a ccummanno.” E ancora: “Ogne ammore è n’arravuoglio, e trova mangianza dint’’o ttricà ca facimmo: è mmeglio ca uno se nn’esce primma ‘e mo.” Ditemi, per uno che appena mastichi un po’ di napoletano, se non c’è da divertirsi, e magari ricercare, nella grande canzone classica napoletana, i punti di contatto con Ovidio/Avvisati.

Tanto pregevole è il lavoro di Avvisati che, al di là delle ironiche e insieme colte considerazioni iniziali dell’autore stesso, giornalista, scrittore, esperto di archeologia vesuviana, hanno voluto inquadrarlo e presentarlo al lettore  Titti Marrone, giornalista e scrittrice, con una deliziosa e puntuale prefazione, e il latinista, saggista e scrittore Mario Lentano, che introduce la fatica di Avvisati con un interessante ed agilissimo microsaggio sull’opera ovidiana e sull’importanza di renderla accessibile ai più, perché la vera poesia è immortale e renderla nella lingua a noi più familiare non fa che aumentarne il pregio e l’importanza.

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