La Scuola, il Mezzogiorno, la Pandemia, la Dad: ne abbiamo parlato con la Prof.ssa Marisa Servo


Abbiamo intervistato la Professoressa Marisa Servo, docente di Filosofia e Scienze Umane presso il Liceo “Eleonora Pimentel Fonseca di Napoli”. Scuola, Mezzogiorno, Pandemia e Dad i temi all’ordine del giorno.

Una vita a insegnare. Hai visto scorrere e sei stata protagonista in prima persona di cambiamenti, riforme, avvenimenti che nel giro di pochi decenni hanno plasmato man mano una nuova concezione dell’universo Scuola. Da che Scuola sei partita e dove ci troviamo oggi?

Una vita sicuramente… Fino a oggi 39 anni! Non sempre sono stati anni facili, ma tutti molto intensi e ricchi di emotiva partecipazione, anni che mi hanno insegnato tanto, mi hanno dato l’opportunità di amare, essere riamata, anni che mi hanno insegnato che un abbraccio non ha prezzo… che un bimbo che timidamente ti mostra una caramella tirata fuori con lentezza dalla taschina del grembiule e gli occhi felici, ti sta donando la sorpresa, il tesoro e il suo cuore! Anni che ti insegnano quanto i ragazzi abbiano bisogno di essere ascoltati, di essere considerati, di essere compresi perché l’adolescenza è un malessere curioso…! Anni che ti hanno fatto accanire sempre più nella tua professione. La mia è iniziata alle elementari, dove ho avuto l’onore di insegnare per molti anni, poi sono passata alle superiori… Liceo delle Scienze Umane. Ho avuto tante esperienze: con i minori, corsi di alfabetizzazione, progetti alle medie con ragazzi disadattati e tante altre, ma tutte esperienze da cui si potrebbero trarre film.

Vocazione, epifania, passione, quando hai capito che la tua strada ti avrebbe riportato in classe, ma dall’altra parte della “barricata”?

Vocazione non credo, ma epifania e passione e un pizzico di ribellione mi hanno presa per mano e mi hanno animata a “voler” essere il cambiamento… ho sempre detestato fin da bambina le preferenze che gli insegnanti avevano per alcuni alunni, ho sempre detestato quegli insegnanti che spiegavano per i bravi o per chi capiva alla prima parola… ho sempre detestato le coccarde di premio… ho sempre detestato quegli insegnanti che non davano possibilità agli alunni… ecco, questo mi ha preso! Io volevo cambiare tutto questo e in seguito ho capito, mentre approfondivo i miei studi di pedagogia, che non ero io la strana a pensar di “curare” la scuola… Era un po’ la fiaba del brutto anatroccolo… Erano gli altri quelli sbagliati!

La Scuola e il Mezzogiorno, come definiresti questo binomio? Cosa funziona e cosa no? Quali i vanti, i modelli da seguire, quali invece le problematiche e le potenziali soluzioni? Domande forse banali, ma credo di pregnante attualità.

Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un trattato, tuttavia cercherò di fare un discorso comprensibilmente breve. Scuola e Mezzogiorno: è un discorso di neanche un secolo!

Insomma, “questione meridionale”, “questione italiana”.

Non vorrei sempre cominciare dall’invasione del sud, ma purtroppo l’Unità d’Italia sotto certi aspetti ci ha penalizzati e non poco, ed è un dato di fatto! La Scuola nel Mezzogiorno non ha strutture decenti e dignitose, le aule non sono adatte a scolaresche, non ci sono cattedre, i banchi e le sedie non sono a norma, quando ci sono tutti, il gesso è spesso introvabile e le lavagne rotte o inservibili, se c’è qualche aula con Lim, non c’è il pc o non c’è connessione, oltre a esserci una lotta per potervi accedere una tantum, i servizi igienici non hanno neanche la carta, sono vecchi e rotti, se esiste l’ascensore, è spesso guasta! Insomma, tutto è lasciato all’amministrazione comunale e regionale che spesso non si assume le proprie responsabilità e respinge le richieste dei presidi, poiché la scuola non è considerata! Io prenderei in considerazione il modello dei laboratori Dalton, dove ogni aula è attrezzata per una disciplina e sono gli alunni a cambiare ogni ora aula… in tal modo ogni aula sarebbe un vero e proprio tempio di materiali a disposizione!

Una scuola di potteriana memoria, ma piuttosto funzionale, direi.

Il vanto della scuola del sud è sicuramente la mancanza della formalità, è una scuola vivace, che cerca in qualche modo di non allontanare i ragazzi dallo studio, sebbene vi sia severità, che non serve all’ammaestramento passivo, ma è cura per l’alunno, affinché attraverso un apprendimento serio, impari con determinazione e costruisca il proprio futuro.

Prof.ssa Marisa Servo

La Pandemia, una pagina di Storia che sarà senz’altro oggetto di studio degli studenti che verranno. Una congiuntura storica che ha sconvolto l’intero sistema e iter scolastico. Come avete vissuto voi docenti questo passaggio epocale? E poi, la Dad, scuola e tecnologia, altro binomio interessante.

Sono fermamente convinta che la pandemia abbia spento quell’afflato vitale che è la complicità fra gli alunni. Cosa c’è di più bello che contestare i prof in classe, organizzare una festicciola nell’aula, vedere tutti insieme un film per poi analizzarlo, ridere delle tante comicità che accadono? Sì, la pandemia ci ha tolto quel tocco umano, quasi carnale, che è rappresentato dalla condivisione di un abbraccio di gioia o di conforto! Non mi dispiace la DAD poiché ci ha permesso anche di scoprire che chi ha volontà e studia, studia sempre; di contro, gli svogliati e gli sfaticati non possono più appoggiarsi ai compagni con maggiore impegno. Ecco, forse ha motivato maggiormente chi crede nell’importanza del percorso culturale e reso più strafottente chi di base già lo era di natura!

Il mio, il nostro augurio è quello di tornare alla vivacità e al colore della vera Scuola.
Discipline umanistiche, così bistrattate, spesso incomprese. Quale il loro valore? Come riabilitarle?

Le discipline umanistiche sono bistrattate per forza con violenza in una società dove il pensiero è un optional mentre la connessione è vita! Il facile uso della tecnologia, nasconde chi è incapace di riflessione, di contraddittorio, di determinare cambiamenti sociali, cioè diventa tutto ciò che lo Stato vuole, un automa manipolabile.

Parole forti, che comprendo, ma soprattutto condivido. Del resto sono sempre attuali le parole di una famosa canzone degli Articolo 31: E datemi Fiorello e Panariello alla tv… Sono l’italiano medio nel blu dipinto di blu… Non togliermi il pallone e non ti disturbo più… Sono l’italiano medio nel blu dipinto di blu
Cambiano le forme, ma mi pare di capire che i contenuti siano sempre gli stessi.

L’inadeguatezza dell’uomo moderno, del resto, si basa proprio sulla mancanza di valori umani, il branco prevale sul gruppo, l’amore è consumistico, la coppia non esiste più, i punti fermi non esistono più! Il buon Bauman ha cercato di svegliarci ma è rimasto inascoltato… Forse se fosse entrato nella casa del Grande Fratello… chissà… I valori umani dovrebbero cominciare a essere insegnati fin da piccoli e soprattutto seguendo anche i principi cristiani. Se non si comprende che l’uomo può salvarsi dal mostro “consumismo” soltanto attraverso il recupero della propria umanità, saranno allevate sempre più belve insoddisfatte e frustrate che sapranno manifestare pulsioni bestiali attraverso omicidi, femminicidi e stragi. È il valore stesso della vita che è in grave pericolo. Lo si vede anche nei film che cercano di stupire sempre più con orrori inenarrabili. Soltanto chi impara a essere autonomo nel pensiero sarà forte e sarà colui che vivrà veramente! Bisogna far studiare di più le discipline umanistiche, a far di conto e ad avvitar viti son buoni in tanti, il difficile è pensare!

«Un’ora sola ti vorrei», immagino potrebbe essere il canto ironico di un alunno. Quale invece la tua «ora di lezione» più bella?

Ti sembrerà banale… ma tutte le mie ore di lezione sono state e sono belle! Forse qualche volta mi sono divertita o arrabbiata di più, ma sono tutte belle… Quando ero alla scuola elementare erano bellissime, tutti quegli occhietti che esprimevano tutti i sentimenti del mondo… alle superiori idem, tutti quegli occhi pieni di curiosità… con i minori, tanto dolore…. Avrei voluto una bacchetta magica per poter cambiare le vite di quei ragazzi… invece… beh, lì tante tante storie…

Insegnante-alunno, una relazione che merita un approfondimento.

Io credo che tutti dovrebbero porre attenzione a questo rapporto, soprattutto le famiglie! Il rapporto fra insegnante e alunno è fortemente influenzato dai commenti che si fanno in famiglia. Non si vuol capire che l’alunno nella scuola comincia il suo primo rapporto con la società e che, quindi, deve rispettare quelle regole che certo non vigono in famiglia. Contrastare l’operato dell’insegnante significa: non far rispettare l’autorità, non comprendere le esigenze di un nucleo sociale, non contribuire all’apprendimento, non dare l’importanza giusta ai ruoli sociali, iperproteggere, creando insicurezze e così via…

A ciascuno il suo nucleo, si tratta anche di riporre fiducia.

L’insegnante lavora con e per l’alunno, non contro di esso! Non vi sono aspetti da combattere, a meno che non si tratti di persone folli. L’insegnante vive un rapporto empatico con l’alunno, la fiducia, l’incoraggiamento, il rimprovero e la gratificazione sono aspetti che l’alunno deve imparare a gestire. Questo rapporto è stupendo, gli alunni con l’insegnante non sono le stesse persone che sono a casa! Infatti i più grandi pedagogisti affermano che l’alunno migliora il suo apprendimento quando il rapporto con l’insegnante è profondo! Personalmente posso dire con ferma certezza che ho amato fortemente ed amo i miei alunni, tutti tutti, quelli del passato e quelli attuali! Ma spesso ho avuto genitori troppo ignoranti!

Cosa vorresti dire, oggi, in giorni così complessi e a dir poco fuorvianti, ai tuoi studenti, passati e presenti? Quale messaggio vorresti lanciargli?

Non ci sono tempi fuorvianti poiché l’umanità è passata da un tempo fuorviante all’altro continuamente…

Chapeau.

Certamente sono tempi complessi! Io vorrei dir loro di non avvilirsi mai, nulla è perduto, tutto si può rifare tranne la vita; per cui, con calma e forza andare avanti sempre, poiché nessun insuccesso è inutile… tutto serve a formarci, a insegnarci a rialzarci e riprovare fino a quando non riusciamo nei nostri intenti! Vorrei dire di vivere ogni attimo profondamente poiché nulla ritorna… vorrei poter dire che non bisogna avere né rimorsi né rimpianti, entrambi rovinano la vita… Vorrei dire, studiate e cercate la conoscenza, soltanto il sapere vi può aiutare… vorrei dire, se volete conoscere un vero supereroe e un rivoluzionario, imparate a conoscere Cristo (senza essere bigotti, il riferimento è all’“uomo”)… Ricordatevi di avere occhi per vedere, orecchie per sentire e cervello per pensare!

In chiusura ti chiedo un libro, un film e un luogo, che a parer tuo ben sintetizzano la Scuola e i suoi protagonisti.

Posso dirti che spesso mi hanno chiamato professor Kitting e che mi han fatto una enorme torta con su scritto «capitano, o mio capitano», quindi potrei certamente indicarti il film L’attimo fuggente… rappresenta anche quanto sono stata “scomoda” in tutte le scuole dove ho insegnato e come sono stata vessata, ma ho lottato… Sempre!

Marisa, Professoressa, io non posso far altro che ringraziarti a nome mio e di tutta la redazione di Terre di Campania per questa tua ricca e preziosa testimonianza. Parole di cuore e di “cervello”, per citarti, che spero possano essere spunto di riflessione per giovani e meno giovani. Ti ci ritrovo e mi ci ritrovo. La “Guarigione” di questo mondo passa anche dalla Scuola, dalla sua rinascita e dai suoi “fari”, tu sei tra questi.

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