Pubblicato il 30 Ottobre 2020, l’album di Eduardo De Felice promette di essere una delle maggiori meraviglie di questo difficile anno.
Questo è uno di quei lavori che, tra colleghi, ci si passerebbe l’un l’altro come fosse una patata bollente. Perché è difficile, difficile davvero scegliere cosa dire quando ci si trova dinanzi certi lavori. Spiegare sia quel che è, sia quel che suscita Ordine e disordine è cosa complessa. Come ve lo spiego che un letto Pop, con un piumone Folk, ha fatto saltare molto in alto note Blues, o tocchi jazzati? Come parlarvi della varietà di emozioni e storie raccontate in quest’album, che vola tra i rami della malinconia e si innalza alle nuvole dell’entusiasmo, fino al sole della gioia vera? Come vi riporto la lunga (quanto basta: una quarantina di minuti) fiaba che Eduardo De Felice ci ha raccontato?
Ecco, diciamo che per ‘sta volta me ne lavo un po’ le mani, e le vere risposte ai quesiti di cui sopra lascio che sia il vostro personalissimo ascolto dell’album a suggerirle. Io, piuttosto, vi racconto la mia: quel che ho capito, quel che ho provato, quel che ho da dire dopo l’ascolto delle dieci tracce che compongono questo incredibile prodotto.
In prima battuta, mi direi travolto: ognuno dei brani è trascinante, da subito in grado di gettarti nella mischia, farti sentire al centro di quel palco virtuale che la mente immagina e pienamente rapito dalle emozioni che si radicano profondamente nelle vene. Sarai gioioso quando dovrai esserlo, sarai malinconico al momento giusto, sarai brioso di nuovo quando ti sarà concesso esserlo. De Felice ha creato un roller-coaster che sfreccia a velocità inaudite lungo percorsi fatti di continui sali-scendi. Lì dove abbiamo, infatti, una composizione quasi sempre briosa e vivace nonché ben ritmata, a garantire il pezzo forte è senz’altro l’aggiunta di archi e fiati, capaci di disintegrare ogni barriera emotiva e fare da ponte diretto tra le note e l’animo dell’ascoltatore (provare Percezioni, l’ultima della tracklist, per credere).
La voce di De Felice, oltretutto, è un altro tra i validissimi strumenti messi alla prova per le esecuzioni dei brani: una voce che certamente non definirei calda, ma assolutamente versatile, espressiva, oltre che potente ma sempre ben regolata; una voce, oltretutto, al servizio di liriche che lasciano ampio margine di respiro all’introspezione, a riflessioni, a toni ed immagini fiabeschi che sempre hanno da raccontare ben più di quanto non appaia semplicemente in superficie (e qui mi verrebbe rapidamente in mente l’esempio perfetto, e cioè l’allegra Viaggia ragazzina).
Sebbene io non sia in grado di tracciare una linea di influenze che il nostro cantautore ha richiamato alla memoria per questo LP, posso affermare che all’orecchio dell’ascoltatore si susseguono tutta una serie di richiami quanto mai vari di generi e carature diverse. Complice anche il tocco Blues, piuttosto che quello Jazz o l’idea di un Alternative virato al Pop, non sarà difficile richiamare grandi esempi del cantautorato italiano passato o, perché no, anche con le grandi produzioni estere. Ognuno, sono certo, avrà rimandi diversi e sentirà in quelle note ogni genere di riferimento. Un esempio? Prendetemi per pazzo, ma ad ogni singolo ascolto del ritornello de La mia vanità, mi si palesa dinanzi agli occhi la copertina di Say You Will dei Fleetwood Mac. Il motivo? Non ne ho idea, so solo che è una strana, ma spontanea, associazione che il mio cervello fa. Magari succederà lo stesso anche a voi, con copertine di album diverse.
Ora, a voler cercare di stringere e portare l’articolo a meta, chiuderei il discorso dicendo che sì, Ordine e disordine di Eduardo De Felice è bello. Ognuna delle dieci tracce vi dirà qualcosa, anzi, vi dirà molto più di quanto non potrei fare io, anche se scegliessi di dilungarmi con altre mille parole per ogni brano. E’ un ascolto, quello da riservare a quest’album, che deve essere privato: si tratta di musica che va fatta propria, che va apprezzata per quei sorrisi che sarà in grado di darci e anche per quei pensieri che sarà in grado di farci venire in testa. E’ musica che va ascoltata qualche volta da soli, qualche volta in compagnia, e la scelta è solo vostra.
A prescindere che decidiate di darmi retta o meno, sento il dovere di dirvi che viaggiare sul tappeto di note che Eduardo De Felice ha steso per voi potrebbe essere la scelta giusta da fare. Forse è presto per dirlo, ma oso lo stesso: siamo dinanzi ad uno dei più validi progetti che ci siano capitati sotto mano in tutto il 2020.