Castel dell’Ovo: un meraviglioso luogo dove archeologia, storia e leggenda si fondono insieme alla splendida cornice del Golfo.

Napoli, panorama – È un panorama per modo di dire, incompleto, la striscia che va da Mergellina a Castel dell’Ovo con una curva in cui il mare si rifugia e dorme. Riconosco il viale Elena e via Caracciolo, mezza collina di Pizzofalcone, la Villa Comunale, il cielo bianco e adulto del primo pomeriggio. Qui, in agosto, l’aria odora di alberi e di carne giovane, non so, come se le foglie crescessero sul capo di un bambino; dall’altro lato le acque blu vi sgridano se cedete al piacere della terra, non esiste un colore più salato e ironico del loro.


— Giuseppe Marotta (scrittore), pp. 79-80; 1955

Perchè è chiamato Castel dell’Ovo ?

Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del castello. Questo sarebbe stato sistemato, dal poeta “mago”, in una caraffa di vetro piena d’acqua protetta da una gabbia di ferro ed appesa ad una pesante trave di quercia. Finora ancora nessuno ha trovato l’uovo. Il luogo dove era conservato fu tenuto segreto, poiché da “quell’ovo pendevano tutti li facti e la fortuna del Castel Marino” .

Si cominciò a credere che finché l’uovo non si fosse rotto, la città e il castello sarebbero stati protetti da ogni tipo di calamità. Da quel momento il destino del Castello, unitamente a quello dell’intera città di Napoli, è stato legato a quello dell’uovo.

Le cronache riportano che, al tempo della regina Giovanna I, il castello subì ingenti danni a causa del crollo dell’ arcone che unisce i due scogli sul quale esso è costruito e la Regina fu costretta a dichiarare solennemente di aver provveduto a sostituire l’uovo per evitare che in città si diffondesse il panico per timore di nuove e più gravi sciagure.

La storia

La storia del castello risale alla metà del VII secolo a.C., quando sull’isolotto sbarcarono i Cumani, di origine greco-euboica, che fondarono Partenope (o Neapolis– città nuova) sul retrostante Monte Echia, che incorporò un centro abitato più antico, identificato, in seguito, come la Palepolis (città antica).

Sull’isolotto e sul Monte Echia, nel I secolo a.C., durante la dominazione romana, fu costruita la celebre villa di Lucio Licinio Lucullo, che, probabilmente, si estendeva con giardini e fontane fino all’attuale Piazza Municipio. Della villa, rimangono i rocchi delle colonne nella cosiddetta “Sala delle Colonne” che, durante l’alto Medio Evo, fu adibita a refettorio di uno dei conventi che furono costruiti sull’isolotto e i resti di un ninfeo sulla terrazza di Monte Echia.

Durante il periodo medievale fu fortificato dagli stessi napoletani per far fronte alle invasioni barbariche e fu poi ricostruito nel periodo aragonese (1400) dopo la guerra tra re Carlo III e Giovanna I.

Agli inizi del ‘900 sull’ isolotto sorsero alcuni celebri “Café Chantants“, quali l’Eldorado e il Santa Lucia. Ancora oggi la zona che è parte integrante del “Borgo Marinari”, è caratterizzata da noti ristoranti e luoghi di incontro.

Un meraviglioso luogo dove archeologia, storia e leggenda si fondono insieme alla splendida cornice del Golfo.
Vista del castello da un edificio su via Caracciolo

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