Il risveglio dei “giganti dormienti”: a Napoli il progetto Ue URBACT III fa scuola in tutta Europa
URBACT III e Napoli, si rinnova la sinergia. Un programma europeo internazionale figlio della strategia EU 2020, con l’obiettivo di sostenere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Quale la finalità di URBACT? Promuovere il progresso di strategie urbane integrate arricchendo la capacità territoriale di rigenerazione e di sviluppo, disponendo gli enti di conoscenze e strumenti, anche tramite processi di scambio e apprendimento.
L’idea è quella di dare l’opportunità alle città europee di fare networking e, nel giro di un biennio, condividere informazioni e buone pratiche, giovandosi di esperti. Napoli finora ha preso parte a tutte le chiamate ed è una delle città più attive nel programma. In questi anni, in modo particolare, si è mossa con determinazione su alcuni aspetti piuttosto rilevanti, a partire dalla rigenerazione dei grandi contenitori dismessi nei centri storici, alla guida della rete 2nd Chance insieme a Porto, Liverpool, Bruxelles, Dubrovnik, Gijon e altre città Ue – 11 in tutto – al fine di intendersi sui cosiddetti “giganti dormienti”.
Nella circostanza di “2nd Chance – Waking up the sleeping giants“, ogni città ha concorso al tema della rete identificando un proprio caso topico, Napoli ha trattato il rinnovamento del complesso della SS Trinità delle Monache, ovvero l’ex ospedale militare della città, in cima ai Quartieri Spagnoli. “La domanda che si sono poste le città è stata: queste grandi strutture possono essere riportate in uso attraverso logiche tradizionali?”, illustra Nicola Masella, ingegnere della direzione operativa area tecnica del Comune di Napoli, che ha seguito i progetti come cooordinatore. “O c’è bisogno che l’amministrazione si rivolga a più attori locali, anche del mondo sociale ed imprenditoriale, perché insieme si possa delineare una strategia di riutilizzo del bene quale volano dello sviluppo urbano dell’intero quartiere?”. In questa direzione poi ogni città ha pertanto conseguito un personale “piano di azione locale“, con operazioni fisiche di recupero e azioni materiali/immateriali da attivare sul breve e lungo periodo. Il contributo della commissione Ue è stato di 750mila euro per l’interno network 2nd Chance, e Napoli, nello specifico, ha usufruito di circa 200mila euro.
Altro nodo di operazione per la città partenopea ha riguardato gli usi civici dei beni comuni, guidando ancora una volta come lead partner la rete Civic Estate, in cui Napoli ha finanche favorito il passaggio del proprio esempio di governance a città come Amsterdam, Barcellona e Danzica. Oggi si contano ben sette strutture – l’asilo Filangieri, lo scugnizzo liberato (ex carcere minorile Filangieri), il Giardino Liberato, l’ex OPG – Ospedale Psichiatrico Giudiziario, Villa Medusa, l’ex Lido Pola e la ex Scuola Schipa – alle quali l’amministrazione comunale ha riconosciuto il valore delle esperienze sostenute da gruppi e/o comitati di cittadini secondo logiche di autogoverno, comprovando, in tal maniera, di intendere quei luoghi come beni comuni. “Per questi sette contenitori urbani – prosegue Masella – le comunità locali hanno dato vita a modelli di gestione diretta collettiva capaci di promuovere aggregazione, crescita artistico-culturale nonché di generare esternalità economiche positive a vantaggio di tutta la collettività. Il Comune ha quindi dato atto dell’alto valore di queste iniziative e stabilito di riconoscere questi spazi, sottratti all’incuria ed all’abbandono, nel novero delle strutture destinate alla fruizione civica e collettiva”.
L’idea della cittadinanza è quella di convertire queste strutture dismesse in incubatori culturali e infrastrutture sociali, proprio come sta già accadendo: in questi luoghi oggi sono realizzate una infinità di attività, progetti artistici, servizi per l’integrazione delle nuove cittadinanze, doposcuola o iniziative di tipo sanitario come lo sportello medico, tutto a costo zero per l’amministrazione, “anzi – chiarisce Masella – in termini di servizi è possibile affermare che le attività culturali e sociali erogate producono una altissima redditività civica”.
Oltre al rifornimento di strumenti fisici ai fine del conseguimento degli interventi, il programma URBACT contribuisce dunque al miglioramento della capacità dell’amministrazione di elaborazione delle strategie urbane integrate, grazie a reti europee partorite con l’obiettivo di moltiplicare progetti fondati sulla vigorosa integrazione tra necessità collettive ed esigenze individuali.
Il progetto è realizzato con il contributo della Commissione Europea. Dei contenuti editoriali sono ideatori e responsabili gli autori degli articoli. La Commissione non può essere ritenuta responsabile per qualsivoglia uso fatto delle informazioni e opinioni riportate.