Mercoledì 13 aprile, debutto: Carlo Cerciello porta in scena “FaustIn & Out ” di Elfriede Jelinek , al Teatro Elicantropo di Napoli, secondo allestimento del dittico al femminile ‘Peep Tragedy – il tragico dal buco della serratura’
Sarà FaustIn & Out di Elfriede Jelinek, in scena da mercoledì 13 aprile 2022 alle 21.00 (repliche fino a domenica 15 maggio) al Teatro Elicantropo di Napoli, il secondo allestimento dell’originale dittico al femminile Peep Tragedy – il tragico dal buco della serratura, che gli spettatori, diciotto per sera, spieranno dal “buco della serratura”, con Marina Bellucci, Mariachiara Falcone, Michela Galise, Serena Mazzei, per la regia di Carlo Cerciello.
Presentato da Teatro Elicantropo, Elledieffe e Fabbrica dell’Attore di Roma, l’allestimento si avvale delle scene a cura di Andrea Iacopino, le luci di Cesare Accetta, le musiche di Paolo Coletta, il video editing e la collaborazione musicale di Fabiana Fazio.
La formula Peep Tragedy – il tragico dal buco della serratura pone gli spettatori nel ruolo di voyeur, che tutti, indistintamente e quotidianamente, rivestiamo, restando alla finestra ad assistere impotenti e assuefatti alla rappresentazione delle tragedie umane.
Attira lo spettatore nell’affascinante trappola del gioco rituale, ravvicinato e sensuale dello sbirciare attraverso uno schermo stretto, per proporre testi importanti con leggerezza e creatività, senza intaccarne il contenuto di grande spessore, sia letterario sia politico.
FaustIn & Out si concentra su questioni storiche e contemporanee, che hanno subito la repressione culturale, da una dichiarata prospettiva femminile-femminista. Lo fa tornando alla figura di Margarethe del Faust di Goethe, la giovane innocente sedotta dal giovane Faust aiutato da Mephisto, e che finisce per essere incarcerata come infanticida.
Elfriede Jelinek prende in prestito la figura di Margherita, dall’Urfaust di Goethe, per parlare della tragedia realmente accaduta a Elisabeth Fritzl, segregata dal suo stesso padre per ventiquattro anni e costretta a un rapporto incestuoso, che porterà alla nascita di sette figli, nonché alla precaria situazione economica delle donne contemporanee.
Le Margherita della Jelinek sono donne che sono state private della loro dignità umana e dei loro diritti, ma sono anche le abusate e impotenti della nostra società neoliberista, del mercato azionario “del cazzo e del divertimento” (Barbel Lucke).
I personaggi femminili, al tempo stesso figure singole e collettive, sono relegati all’interno di uno scantinato/prigione (il dentro), estromessi dal pubblico (il fuori), che resta passivo a spiarli. Il dentro (o sotto) è il marcio, mentre l’esterno (sopra) è l’apparenza che nasconde il marcio, l’ostentazione di un benessere individuale e sociale fittizio.
La realtà, che appare filtrata attraverso lo schermo di un televisore, è una non realtà, è la negazione della conoscenza e di quell’aspirazione faustiana alla verità assoluta, a Dio. Qui l’unico Dio è il padre e, socialmente, il denaro, che mercifica i valori umani e li asserve al dogma finanziario dell’economia.