In occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2025, Terre di Campania ha chiamato a raccolta giornalisti, scrittori, sacerdoti, medici, vari professionisti e studenti del territorio, invitandoli ad una riflessione libera e creativa sul tema dell’acqua come bene prezioso da conoscere e custodire. Ciascuno ha fatto dono della sua piccola goccia nel segno della gratuità, sincerità ed originalità. Il risultato è un mare di emozioni, suggestioni e spunti di riflessione molteplici, un incontro che si spera arricchente ed edificante con l’irriducibilità preziosa di un bene unico da riscoprire e salvaguardare.
Proseguiamo con il contributo di Don Lino D’Onofrio, Parroco Insigne Collegiata Santa Maria delle Grazie in Marigliano, NA
L’acqua, elemento vitale e pervasivo, ha da sempre affascinato l’uomo di ogni epoca e cultura, diventando una potente metafora di vita, morte, purificazione, cambiamento e mistero.
Attraverso immagini evocative e simbolismi profondi, la poesia è uno dei linguaggi che ha saputo catturare le molteplici sfaccettature dell’acqua, celebrandone la bellezza, la forza e il significato spirituale.
L’acqua dunque riveste da sempre un ruolo di primaria importanza non solo dal punto di vista biologico, ma anche simbolico e spirituale. Innumerevoli culture e religioni, fin dalle epoche più remote, hanno attribuito all’acqua un carattere sacro, considerandola fonte di vita, purificazione, rigenerazione e connessione con il divino.
La dipendenza dell’uomo dall’acqua per la sopravvivenza fisica ha contribuito ad elevare questo elemento a simbolo di vita per eccellenza. Nelle società antiche, le cui esistenze erano strettamente legate ai cicli naturali e alla disponibilità di risorse idriche, l’acqua era venerata come una forza vitale in grado di garantire la prosperità e la continuità della comunità. Fiumi, laghi, sorgenti e mari erano considerati doni divini, custodi di poteri benefici e oggetto di culti e rituali propiziatori.
Oltre alla sua funzione di sostentamento, l’acqua è stata associata fin dall’antichità all’idea di purificazione. La sua capacità di lavare via lo sporco fisico è stata metaforicamente estesa alla purificazione spirituale, alla rimozione delle impurità interiori e al rinnovamento dell’anima. Riti di abluzione, immersioni e aspersione con acqua sacra sono presenti in molte tradizioni religiose come gesti simbolici di purificazione e di passaggio a una nuova condizione.
La sacralità dell’acqua si manifesta in modi diversi nelle varie religioni del mondo. Nelle religioni animiste e nelle culture indigene l’acqua è spesso personificata in divinità o spiriti che abitano fiumi, laghi e sorgenti. Questi luoghi sono considerati sacri e oggetto di venerazione. L’acqua è vista come un elemento mediatore tra il mondo umano e quello spirituale, in grado di connettere l’uomo con le forze della natura e con gli antenati. Il fiume Gange, per tutta la cultura induista, è considerato il fiume sacro per eccellenza, le cui acque hanno il potere di purificare i peccati e di condurre alla liberazione spirituale. I pellegrini si immergono nelle sue acque per purificarsi e compiere riti devozionali. Altri corsi d’acqua, come il fiume Indo, sono anch’essi venerati e associati a divinità.
Nella tradizione Buddista l’acqua simboleggia purezza, chiarezza e tranquillità. È utilizzata in rituali di purificazione e di offerta. La festa dell’acqua, celebrata in diverse culture buddiste, rappresenta un momento di purificazione e di rinnovamento spirituale.
Nell’Islam: l’acqua è considerata un dono di Allah e un segno della sua misericordia. È utilizzata per le abluzioni rituali che precedono la preghiera e per la purificazione del corpo. Il Corano descrive il paradiso come un luogo ricco di fiumi e sorgenti.
Nell’Ebraismo l’acqua è utilizzata in diversi riti di purificazione, come il mikveh, un bagno rituale utilizzato per purificarsi da impurità. La Torah narra di numerosi eventi in cui l’acqua svolge un ruolo importante, come il diluvio universale e l’attraversamento del Mar Rosso.
Nel Cristianesimo l’acqua riveste un ruolo centrale nel sacramento del Battesimo, che segna l’ingresso nella comunità cristiana e l’inizio di una vita nuova. L’acqua benedetta è considerata un segno di grazia divina e viene utilizzata in diverse benedizioni e rituali. Nel bagaglio biblico cui si è già fatto riferimento nella tradizione ebraica si aggiunge il momento iniziale dell’esperienza di Gesù di Nazaret segnato dal suo battesimo nel Giordano. L’acqua per la purificazione delle giare, primo segno del Vangelo di Giovanni, è però trasformata nel vino della gioia e questo ci fa comprendere che questo segno allude immediatamente a qualcosa di più che ritroviamo nel momento definitivo del dono, in cui dal costato ferito del crocifisso sgorga sangue ed acqua, elemento essenziale per dire la definitiva unione dell’umano col divino, col vitale, con l’essenziale.