In occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2025, Terre di Campania ha chiamato a raccolta giornalisti, scrittori, sacerdoti, medici, vari professionisti e studenti del territorio, invitandoli ad una riflessione libera e creativa sul tema dell’acqua come bene prezioso da conoscere e custodire. Ciascuno ha fatto dono della sua piccola goccia nel segno della gratuità, sincerità ed originalità. Il risultato è un mare di emozioni, suggestioni e spunti di riflessione molteplici, un incontro che si spera arricchente ed edificante con l’irriducibilità preziosa di un bene unico da riscoprire e salvaguardare.

Ecco il contributo di Crescenzo Falcone, Agronomo.

L’acqua, linfa vitale dell’agricoltura: tra sfide e innovazione

L’acqua è una risorsa essenziale per la vita e per l’agricoltura, ma la sua disponibilità non è infinita. Diversi sono i momenti di aggregazione che si presentano come un’occasione per riflettere su una risorsa tanto preziosa quanto limitata, come la Giornata Mondiale dell’Acqua. Per un agronomo, questo giorno rappresenta un promemoria di quanto l’agricoltura, pur essendo il cuore pulsante della nostra sopravvivenza, sia anche il settore che consuma la maggior parte di questa risorsa essenziale. L’agricoltura, infatti, utilizza circa il 70% dell’acqua dolce globale, ponendosi come uno dei principali settori in cui è necessario agire per garantire un futuro sostenibile. La vera sfida è capire come produrre cibo senza prosciugare il pianeta.

Nel mondo, milioni di litri d’acqua vengono utilizzati ogni giorno per irrigare campi, alimentare bestiame e coltivare frutta e verdura. Ma quanta acqua serve davvero per produrre ciò che consumiamo? Un dato emblematico è quello della carne bovina: produrre un solo chilogrammo richiede fino a 15.000 litri di acqua. Anche il consumo di altre risorse alimentari, come i cereali o le verdure, implica utilizzi consistenti d’acqua, ma con un’impronta idrica decisamente inferiore rispetto a quella della carne. Questo ci porta a un tema cruciale: non si tratta di eliminare il consumo di carne, ma di ridurlo e preferire una dieta più bilanciata, integrando alimenti di origine vegetale. Tale cambiamento, anche su piccola scala, può avere un impatto notevole, rendendo il consumo di acqua più equo e sostenibile. Un’ulteriore sfida è il superamento dei limiti dell’agricoltura tradizionale che, per quanto profondamente radicata nella storia e nella cultura di molti paesi, si scontra oggi con i limiti imposti dai cambiamenti climatici e dalla scarsità delle risorse. Sistemi di irrigazione inefficaci, sprechi idrici e metodi obsoleti amplificano un problema già di per sé complesso. Nasce e urge la necessità di innovare, dove per innovazione non s’intende dimenticare le tradizioni, bensì integrarle con tecnologie e pratiche moderne in un piacevole incontro tra passato, presente e futuro.

Le nuove frontiere dell’agricoltura ci offrono soluzioni concrete e straordinariamente efficienti. Tra queste spiccano le coltivazioni idroponica e aeroponica, due sistemi che permettono di risparmiare fino al 90% di acqua rispetto ai metodi tradizionali. Si tratta di metodi di coltivazione fuori suolo in cui le piante vengono coltivate senza terra, in soluzioni nutritive o sospese nell’aria e nebulizzate, ottimizzando l’uso dell’acqua. Un esempio pratico? In uno spazio ridotto, come un balcone, una piccola serra o la propria cucina, è possibile produrre verdura a basso impatto idrico. Questa tecnica permette inoltre di razionalizzare e avere una maggiore efficienza nell’utilizzo dei nutrienti che incidono sulla qualità dei prodotti per assorbimento, delle falde acquifere per lisciviazione e inevitabilmente dell’ecosistema. A queste innovazioni si aggiungono pratiche agronomiche come l’irrigazione a goccia, che distribuisce l’acqua direttamente alle radici delle piante, riducendo sprechi ed evaporazione e talvolta aumentando le proprietà antiossidanti dei prodotti stessi a dimostrazione della resilienza e plasticità della natura. Un’ulteriore efficiente soluzione ci viene offerta dalla filiera corta che con prodotti locali e di stagione aiuta a diminuire l’impronta idrica, il consumo energetico e l’impatto ambientale legato al settore dei trasporti. Il “KM 0”, inoltre, garantisce una qualità dei prodotti maggiore, dal momento che quasi il 50% delle sostanze benefiche come vitamine e antiossidanti viene persa subito dopo il taglio. “E’ sempre meglio una fetta di pane con la marmellata fatta dalla nonna ricca di salute, amore, storia e tradizione, che una merendina confezionata ricca di conservanti, esaltatori di gusto, grassi complessi e soprattutto sprechi.”

Le direttive delle Nazioni Unite e gli obiettivi della PAC 2023-2027 ci indicano la strada: utilizzare l’acqua in modo più efficiente e adottare pratiche agricole sostenibili è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare globale. Tuttavia, l’azione non può essere delegata solo alle istituzioni: ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare la differenza. Sprecare cibo significa sprecare anche l’acqua utilizzata per produrlo. Ad esempio, buttare via un solo chilo di pane equivale a sprecare circa 1.600 litri di acqua, necessari per coltivare il grano e produrlo. Allo stesso modo, gettare via un litro di latte significa perdere circa 1.000 litri di acqua, utilizzati lungo tutta la filiera produttiva. E ancora, un hamburger sprecato rappresenta uno spreco di quasi 2.500 litri di acqua. Non si tratta solo di scegliere cosa mangiare, ma anche di consumarlo in modo responsabile: serviamoci porzioni più piccole, conserviamo correttamente il cibo ed evitiamo di buttare alimenti ancora commestibili. Ogni gesto conta per ridurre lo spreco e preservare l’acqua del nostro pianeta.

In conclusione, possiamo dire che non è necessario partire da grandi progetti per generare un cambiamento. Una piccola scelta consapevole, ripetuta su larga scala, può avere un effetto domino capace di raggiungerlo. Usare queste risorse in modo intelligente non è solo una necessità, ma un atto di responsabilità verso il pianeta e le generazioni future. Come l’acqua, che da un ruscello si trasforma in fiume e poi in oceano, anche le nostre azioni, per quanto piccole, possono alimentare un movimento più grande verso un futuro sostenibile.

 

 

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