Venerdì 5 aprile 2019, Teatro La giostra di Napoli, in scena Origami di Enrico Manzo. L’antica arte giapponese, attraverso la magia e le suggestioni del teatro, diviene spunto per la multidisciplinare ed originale messinscena della regista Luisa Corcione

Cosa succede quando si viene lasciati dopo una struggente storia d’amore? Se questa storia d’amore dovesse essere segreta e tra due uomini insospettabili? Cosa accade nella mente di chi viene lasciato senza alcuna possibilità di replicare?

A questi e altri interrogativi prova a dare risposta lo spettacolo Origami di Fabio Manzo, in scena, davenerdì 5 aprile 2019 alle ore 20.30 (repliche fino a domenica 7), negli spazi del Teatro La giostra di Napoli, per la regia di Luisa Corcione.

Presentato da Estudio Associazione Artistica Culturale, l’allestimento si avvale della presenza, in scena, diBonnie PaskasEnrico Manzo, con i costumi a cura di Zoe Zaida, il disegno luci di Giuseppe Notaro, i contributi video di Luigi Carillo.

Influenzato dai lavori di Sarah Kane, Edward Bond e la “new Angry generation” del teatro inglese, Origamiè la storia del dolore vissuto dall’autore, in cui è raccontata la caduta e la risalita, la solitudine che si prova nel sentirsi “diversi”.

“Per ogni piega che facciamo per adattarci al mondo diventiamo altro, solo per far felici gli altri”. È da questa riflessione che l’autore prende spunto, dopo la sua separazione, cristallizzandola nel testo.

Origami è, soprattutto, una storia vera, per cui l’interprete, scelto dalla regista, è l’autore stesso, mentre il testo, raccontato da quattro personaggi, è affidato alla lettura interpretativa dell’attore Giuseppe Ariano, voce narrante dello spettacolo.

La pièce unisce in scena la danza, cui è affidata l’espressione corporea dell’intero spettacolo, la performance artistica di Rosaria Corcione, un’installazione di Anna Corcione, e i contributi video, parte integrante della scenografia e “finestra” sui luoghi reali della storia.

Il racconto di questa storia d’amore – così la regista in una nota – mi ha stimolata ad osservarla da varie angolazioni, ed ho immaginato potesse essere una storia più universale, non solo tra due uomini. Abbiamo conosciuto e ripreso i luoghi descritti nel testo, proprio dove la storia nasceva.

Che fine fa il dolore? Il soggetto è realmente in grado di sopportare la pena che la vita gli infligge con un dolore impensabile, di trasformarlo, o è necessario trasferirlo a qualcuno che si prenda cura di noi? Si può trasformare il dolore? Cosa può fare l’arte?

La bellezza, dunque, potrebbe rappresentare l’unica via sicura per accompagnare un percorso tormentato nella sua metamorfosi, verso una nuova vita.

Origami è, notoriamente, l’arte di piegare la carta per dar vita a nuove forme, e da qui prende spunto questo racconto con il suo dolore, cercando di trasformarlo e sostituirlo con un’altra forma, attraverso la magia del teatro, luogo dove tutto è possibile.

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